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I ballottaggi? Ora bisogna governare

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In memoria di un caffè che ho cancellato stamani alla buon’ora, forse per via del sonno, forse per l’ansia, visto che la giornata si annunciava difficile. I giornali in edicola cercano di stabilire quanto Renzi abbia vinto (nella generalità dei casi) e quanto invece il Pd di prima sia responsabile di qualche insuccesso . Il Corriere constata: “Il voto nelle città agita il Pd. Renzi parla di vittoria ma avverte il partito: posizioni di rendita finite”. La Stampa non fa sconti: “Resa dei conti nel Pd”. Titolo, dunque, sulle molte dichiarazione che impazzavano in rete e che sembravano rivendicare a Renzi il “trionfo” (167 sindaci, contro 43 alla destra e 3 ai 5Stelle), ma all’ex maggioranza, ora rappresentata da Cuperlo, le sconfitte (Livorno, Padova, Perugia, Matera), Anch’io ne ho scritto ieri. Il Fatto vede invece una risurrezione: “Livorno risuscita Grillo. Renzi: non si vive di rendita”. Mentre il Giornale si consola (per la scomparsa di Forza Italia al nord; clamorosa la sconfitta di Pavia!) con la tesi secondo cui: “Renzi non è imbattibile”. 

Così tocca a Repubblica, come sta avvenendo da qualche settimana, far titolo con il Renzi-pensiero: “Pd vittorie e polemiche. Renzi va all’attacco. Rendite finite per tutti”. Ilvo Diamanti usa i dati dell’istituto Cattaneo per spiegare che alle europee il premier ha totalizzato “6 punti in più rispetto alle amministrative. Un tempo avveniva il contrario”. Poi, poiché è uno studioso corretto, Diamanti consiglia ai lettori di usare con molta cautela il parametro “Pd perde senza Renzi”. Intanto perché non si è trattato di sconfitta e poi perché gli avvertimenti dell’elettorato a un partito non possono non coinvolgere prima di tutti il segretario die quel partito.Sul Corriere, Ainis dà invece l’estrema unzione al centro. “I funerali del Centro -scrive- si sono consumati in una chiesa vuota di fedeli. Tracollo dei centristi e dei centrini, astensionismo record (50,5%); e i due fenomeni sono indubbiamente collegati”.

Potrei dirgli: benvenuto nel club. Da tempo “il centro” non svolgeva più, secondo me, la funzione di arbitro decisivo. Vinceva la destra se si astenevano più elettori di sinistra e viceversa. n più, con le “politiche” dell’anno scorso, anche lo schema destra-sinistra ha cominciato a far acqua, visto il successo di grillo che aveva tuonato contra destra e sinistra. Da allora (ma i segni del “nuovo” si sarebbero dovuti cogliere da tempo) gli elettori scommettono sul futuro. Si affidano a qualcuno, gli concedono una delega anche ampia ma non incondizionata né,, per intenderci, fedele negli anni. Il 40,8 degli elettori che lo ha votato ha voluto dire a Renzi: ora governa, dai una scossa all’Italia paralizzata dalla paura e dalla ragnatela dei poteri, falla contare, facci contare di più in Europa. Dicono i testimoni che il premier la sera del trionfo sia apparso serio e compreso, poco incline a battere il cinque ai tanti fan che, in visibilio, gli si stringevano intorno. Certamente aeva capito.  

Se così stessero le cose, il risultato dei ballottaggi non dovrebbe sorprendere. Né Forza Italia (finita sotto il 20%) né M5S (che si era autoescluso) potevano davvero contendere il primato al Pd. Ma nelle città dove il Pd apparso con una faccia troppo simile a quella dei maggiorenti della città, o dei procacciatori d’affari, o dei consulenti super pagati che ronzano intorno alle amministrazioni, dove il Pd non ha saputo dare un segno di cambiamento (e Cacciari racconta quanto sia difficile, oggi, il mestiere del sindaco), là si è fatta strada la voglia del ribaltone. Tanti elettori hanno votato per un grillino che si dice di sinistra, aLivorno, per un giovanotto di Forza Italia su cui Berlusconi non avrebbe puntato un centesimo, a Perugia, e per un Carneade di Fratelli d’Italia (a Matera). 

Perciò mi permetto di consigliare a Serracchiani, Bonaccini, Boschi e Tonini di non cercare capri espiatori, La campana, in realtà, suona per tutti: il Pd dovrà non solo “fare le riforme” ma farle bene, senza costruire un castello di carte che può crollare da un momento all’altro. Diano retta a Stefano Folli che, sul Sole24ore li invita a non trasformare il confronto post elettorale “In un’arma impropria per annientare l’avversario. Una sorta di notte dei lunghi coltelli nel Pd – scrive Folli – non si giustifica con esigenze di potere, visto che Renzi ne dispone in abbondanza ( La sottolineatura è mia). Sarebbe semplicemente un errore”.

Da corradinomineo.it


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