BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Equo compenso: autonomi e precari contro l’accordo, bufera sulla Fnsi

0 0
L’accordo sull’equo compenso tra Governo, Fnsi, Fieg e Inpgi scatena la protesta di autonomi, free lance e precari. Petizione contro l’intesa. Nel mirino editori e sindacato.
cla.vi.
Un coro di proteste contro l’accordo siglato da governo (il sottosegretario con delega all’editoria, Lotti), editori (Fieg), sindacato dei giornalisti (Fnsi) e Istituto di previdenza (Inpgi) sull’equo compenso. Motivo? I compensi stabiliti sono davvero “da fame”. Un autonomo, free lance o precario “stakanovista”, che lavorasse a tempo pieni anche per due o tre testate arriverebbe a guadagnare, con le cifre indicate nell’intesa, al massimo 5-6.000 euro lordi l’anno.

Il presidente dell’Ordine, Iacopino, che non ha firmato l’intesa, parla di “vergogna”. Protestano anche alcune Associazioni regionali della stampa, a cominciare dalla “romana”. In rete è tutto un pullulare di critiche, petizioni, accuse. Nel mirino soprattutto gli editori, ma anche il sindacato.

Protestano gli autonomi della Fnsi. Maurizio Bekar, Maria Giovanna Faiella e Laura Viggiano, rappresentanti degli autonomi nella Commissione Contratto della Fnsi, scrivono:

“Quali rappresentanti dei lavoratori autonomi eletti nella Commissione Contratto della Fnsiesprimiamo il nostro dissenso e la nostra dissociazione rispetto alle decisioni assunte dalla Federazione nelle trattative con la Fieg sul lavoro autonomo e l’equo compenso.

Infatti, la delibera finale approvata dal tavolo governativo legittima le sottoretribuzioni, allontana le possibilità di assunzioni e stabilisce ope legis criteri che rendono impossibile vivere di lavoro autonomo. E ciò contro il disposto e lo spirito sia della legge 233/2012, che dell’articolo 36 della Costituzione.

Esprimiamo, inoltre, preoccupazione per quanto si prospetta su altri punti dell’ipotizzato nuovo contratto giornalistico, in particolare sull’occupazione: diciamo no all’introduzione del salario d’ingresso per i nuovi assunti, che significherebbe lavoro sottopagato rispetto ai parametri contrattuali attuali, per giunta col rischio di licenziamento dopo 36 mesi, dal momento che si prevedono anche contratti a tempo determinato. Vanno poi stabiliti “numeri” di assunti, condizioni, criteri.

Tutto questo al momento manca, per cui non si può firmare un accordo senza certezze, che ancora una volta, in assenza di un controvalore chiaro e netto, penalizzerebbe i colleghi. Si finirebbe così per legittimare nuove forme di precarizzazione e lavoro sottopagato, obiettivi strategici degli editori che puntano proprio ai tagli sul costo del lavoro e alla sua ulteriore precarizzazione e ricattabilità.

Rimarchiamo inoltre che, malgrado le ripetute richieste avanzate, gli attuali vertici della Fnsi non hanno inteso coinvolgere le rappresentanze elette del lavoro autonomo nelle trattative inerenti lo stesso. Come peraltro quasi inesistente è stato il confronto tecnico con la Commissione contratto di cui facciamo parte – di cui chiediamo l’immediata convocazione prima di firmare accordi con la Fieg – oltre che con la categoria nei livelli territoriali e aziendali.

In qualità di rappresentanti eletti dagli autonomi in Commissione contratto, chiediamo alla Segreteria e alla Giunta Fnsi precise garanzie: innanzitutto che l’occupazione sia stabile, a tempo indeterminato e non ancora una volta precaria, e che i nuovi assunti non vengano sottopagati con retribuzioni inferiori agli attuali livelli contrattuali.

Quanto avvenuto finora sull’equo compenso per i lavoratori non subordinati è stato gravissimo e ha distrutto le aspettative della parte meno tutelata della categoria. E in prospettiva comporterà anche un progressivo svuotamento dello stesso contratto per i dipendenti, essendo stata legittimata la disponibilità di mano d’opera a basso costo, da pescare come sempre tra gli autonomi.

In rete una petizione per rivedere l’accordo.
Un gruppo di giornalisti autonomi e precari ha lanciato una petizione in rete contro l’intesa. Tra i primi firmatari ci sono: Andrea Palladino, Roberto Secci, Nello Trocchia, Peppe Baldessarro, Andrea Tornago, Norma Ferrara, Barbara Bastianelli, Ester Castano, Rino Giacalone, Giuseppe Pipitone, Luca Rinaldi, Adriana Pollice, Michela Mancini, Rosario Sardella, Manuele Bonaccorsi, Massimo Alberti, Rosy Battaglia, Sophie Tavernese, Roberto Maggioni, Simone Russo, Alessandra Borella, Angela Iannone, Eugenia Belvedere.
Scrivono in una note:
“Tre euro l’ora. Questa sarà la paga per il 60 per cento dei giornalisti italiani, con la firma della delibera attuativa della legge sull’equo compenso, emanata venerdì 20 giugno, per i giornalisti freelance e con contratti atipici. È il prezzo che gli editori sono disposti a pagare per realizzare servizi e inchieste.

E il sindacato? Ci mette la firma. La Federazione nazionale della stampa, senza consultare i diretti interessati ha siglato un accordo ritenuto inaccettabile persino dall’Ordine dei Giornalisti.

I freelance e gli atipici rappresentano la maggioranza assoluta dei giornalisti attivi. Sono loro – sottopagati – a “consumare le suole delle scarpe”, portando le notizie, mantenendo i contatti quotidiani con le fonti, rischiando, quando va bene, qualche querela di troppo. Oppure sono usati come jolly nelle redazioni, rimanendo eternamente in attesa di un contratto, sempre più lontano. Sono il cuore dell’informazione italiana. A basso prezzo, pagati meno che in Brasile, per fare un esempio.

L’accordo per l’equo compenso era l’occasione fondamentale per affrontare l’anomalia italiana del giornalismo peggio pagato d’Europa. Alla fine, il testo proposto prevede un compenso “equo” di appena 250 euro lordi. Chi fa questo mestiere sa quante ore di lavoro servono per preparare un servizio di qualità. A volte occorrono giornate intere, soprattutto nel giornalismo d’inchiesta. I costi di produzione (documenti, benzina, telefono, treno) ricadono sempre su chi scrive. Si lavora in solitudine, spesso senza poter mettere piede in redazione. L’accordo siglato dagli editori e dalla Fnsi è palesemente anticostituzionale. La legge sull’equo compenso prevede l’attuazione – per tutti i giornalisti con contratti atipici – dell’articolo 36 della Costituzione, che recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. La legge, in questo senso, affidava ad una commissione mista – governo, sindacati, editori, Ordine dei Giornalisti e cassa previdenziale – l’elaborazione di una tabella di compensi “proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria”. È una montagna che ha partorito un topolino scandaloso: è evidente che non esiste alcuna proporzione tra i lauti salari di chi è contrattualizzato con i 250 euro lordi mensili riconosciuti nell’accordo truffa.

In gioco non c’è solo la sopravvivenza di migliaia di professionisti, ridotti alla fame. C’è il diritto costituzionale della libera informazione, perché è evidente che un giornalista sottopagato è ricattabile, prima di tutto dal suo editore. A queste condizioni non è possibile informare con la dovuta cura, rispettando la deontologia professionale, andando oltre il semplice copia e incolla di un comunicato stampa, verificando rigorosamente le notizie, sentendo le fonti anche non ufficiali, approfondendo i temi che si vogliono trattare. Il mestiere di scrivere diventerà un semplice hobby, certificando, dunque, che “possono scrivere sui giornali – come scrive Alessandro Robecchi – solo i ricchi di famiglia e i vincitori all’Enalotto”.

C’è anche un altro aspetto che non va trascurato, una trappola nascosta. Questo è il primo intervento legislativo nel campo della tutela dei precari, stabilendo con un provvedimento ad hoc un tariffario minimo. A chi toccherà prossimamente? È un accordo che dovrebbe preoccupare anche i giornalisti contrattualizzati. Per ora gli editori stanno scaricando la riduzione del costo del lavoro completamente sui precari; ma il prossimo passo riguarderà loro. Con la scusa della crisi le redazioni verranno svuotate, affidando i contenuti ad un esercito di freelance e atipici, trasformati – per fame e necessità – in “yes man”, macchine ad alta produttività. Questa deriva è già presente nel giornalismo italiano. Il futuro – se non reagiamo – sarà peggiore. Per tutti. Invitiamo tutti i giornalisti – contrattualizzati e non – ad una immediata mobilitazione.

Chiediamo al sottosegretario per l’Editoria on. Luca Lotti di ritirare immediatamente la delibera nata dall’accordo tra il sindacato dei giornalisti e gli editori, perché anticostituzionale e contraria ai principi della legge sull’equo compenso”.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21