Questo del CaterRaduno di Senigallia, l’appuntamento annuale dei fans della trasmissione culto di Radio 2 Caterpillar da sempre impegnata sul tema della lotta alle mafie, è un appuntamento molto atteso da Libera, che in questa sede promuove tra l’altro l’asta della legalità per sostenere nuove imprese che nascono nei terreni sequestrati alla criminalità organizzata. Anche quest’anno, a chiusura dell’edizione 2014 della manifestazione, arriva nella Piazza Roma di Senigallia per salutare le tante persone arrivate da ogni parte d’Italia il fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, che con il sui linguaggio lucido e appassionato invita a non mollare e a ripensare alcune parole ormai stanche ed abusate della nostra cittadinanza democratica.
Ad intervistarlo, insieme al Procuratore di Reggio Calabria Cafiero De Raho, c’è Ester Castano la giovane giornalista lombarda che con le sue inchieste, ferocemente osteggiate da alcuni amministratori locali, ha contribuito a smascherare quella contiguità tra ndrangheta e pezzi delle Istituzioni che ha portato allo scioglimento del Comune lombardo di Sedriano per infiltrazioni mafiose.
“ Non dobbiamo più abusare della parola antimafia- esordisce Don Ciotti- smascherando così chi ci ha costruito su una falsa reputazione. Schierarsi contro la mafia dovrebbe essere un fatto di coscienza e non una carta d’identità. Un’altra parola abusata è legalità, che è diventata sostenibile e malleabile a seconda delle convenienze del momento. In questi ultimi venti anni nei quali in Italia di più si è parlato di corruzione, questo fenomeno è cresciuto progressivamente. Certo è stato molto importante lavorare su questi temi nelle scuole e nelle Università, ma ora è indispensabile saldare alla legalità la parola responsabilità. La scuola deve certamente insegnare ai ragazzi il rispetto della legge, ma anche insegnare loro l’ascolto della propria coscienza perché la responsabilità viene prima della legalità.. Un’altra parola da rilanciare- continua Don Luigi- è verità. Abbiamo bisogno del coraggio della verità, verità e non verosimiglianza. In Italia non c’è una sola strage della quale si conosce la verità. Così come c’è bisogno di tutelare la dignità delle persone, la loro uguaglianza, a cominciare dal modo con il quale vengono accolte e riconosciute. Da noi sono troppi quelli che si commuovono , sentimento nobilissimo ed umano naturalmente, ma che non si muovono. Ed i tanti naufragi come quello di Lampedusa ai quali assistiamo inerti hanno prodotto un altro naufragio: quello delle nostre coscienze. Anche la parola vittima è inadeguata, perché sta stretta ai familiari che sono impegnati a realizzare i sogni dei propri cari trasformando la memoria del passato in etica del presente. Invece che vittime li chiamerei: cittadini impegnati a dare vita”.
Dopo aver ricordato il suo recente incontro con Papa Francesco con quel gesto spontaneo e dal profondo valore simbolico del prendersi la mano, Don Ciotti ha ribadito come “ la mafia non ha nulla di cristiano , è antitetica al Vangelo perché mette un’organizzazione al posto di Dio. I boss hanno sostituito il Padre con i padrini”.
Il finale dell’intervento di Don Luigi Ciotti è dedicato ad un tema di grande attualità politica come quello della corruzione. “ Corruzione e mafia- ha ribadito- sono due facce della stessa medaglia. E questo è un problema non solo italiano ma europeo. La maggioranza dei paesi europei ha una legge solo parziale in materia di corruzione. Un terzo delle nazioni europee non ha una normativa che tuteli colui il quale ha il coraggio di denunciare fenomeni di corruzione. Ed allora avanzo una proposta: in questo semestre italiano di presidenza del Consiglio europeo il nostro paese metta come primo punto dell’agenda politica quello della lotta alla corruzione su scala europea”.