Il decreto legge sul gioco d’azzardo corre più velocemente di quanto si potesse prevedere nell’attuale temperie politica. La Commissione Affari Sociali è passata poche ore fa a esaminare l’ultimo dei 12 articoli del provvedimento, uno dei più delicati perché riguarda il finanziamento della legge. L’on. Paola Binetti, la relatrice del disegno di legge, ha chiarito le proprie buone intenzioni: “: “Diventa obbligatorio rafforzare la dimensione delle avvertenze su tutti i giochi, come per i tabacchi. Il ‘warning’ dovrà segnalare chiaramente che il gioco può nuocere alla salute perché crea dipendenza. La pubblicità diretta e indiretta del gioco d’azzardo diventa vietata, per chi violerà questo articolo sono previste sanzioni moltiplicate rispetto alle precedenti. Nell’articolo 11, abbiamo invece sottolineato la necessità di tenere lontano le macchine da gioco dai luoghi sensibili (scuole, oratori, etc.). In caso un esercente decidesse di ridurre le macchine in suo possesso, potrà farlo senza dover pagare nessun tipo di penalizzazione e possibilmente contando anche su un incentivo. Siamo in chiusura e possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro svolto finora. Ora resta l’ultima discussione e poi una veloce calendarizzazione in Aula”.
C’è da dire che il grande limite della macchina legislativa italiana è la lentezza, a volte l’immobilità. Infatti a esempio il 50 % dei provvedimenti approvati nel 2011 non hanno ancora una messa a regime perché privi dei decreti attuativi. E’ il caso del decreto legge Balduzzi sul gioco d’azzardo licenziato nell’ultimo quadrimestre del 2012. Intanto uno studio del collega Matteo Iori del Conagga ha situato gli italiani al secondo posto come popolo più spendaccione sul fronte dell’azzardo alle spalle dell’Australia.
E’ una statistica che implica il rapporto pro capite di spesa mentre in linea assoluta l’Italia figura al quarto posto dopo Stati Uniti, Cina e Giappone. Gli italiani nel corso del 2013, secondo i dati ufficiali dei Monopoli di Stato, hanno disinvestito dall’economia reale 17 miliardi di euro, un pozzetto enorme che se interamente speso avrebbe potuto riportare il paese a una normalità idro-geologica, alla messa a norma anti-sismica di tutti gli edifici sensibili. A fronte di questa spesa assolutamente voluttuaria anche gli 80 euro supplementari recuperati agli stipendi degli italiani (peraltro non a tutti) dal premier Renzi appaiono come un contributo aritmeticamente risibile rispetto alla dissipazione nell’alea, spesso compulsiva. E l’ottimismo dei Monopoli sul fronte delle novità appare come un “fuori onda” stonato e assai poco allineato con le attuali esigenze del paese. Così come i lamenti dell’ex sottosegretario con delega ai giochi Giorgetti che continua a mobilitare l’idea del “gioco legale” come unico antidoto al “gioco illegale” quando l’attività continua della magistratura dimostra che tra l’uno e l’altro più che infiltrazione c’è dialettica, commistione, sinergia, con gli affari delle mafie che prevalgono nettamente sulla dimensione economica degli affari dello “Stato biscazziere”. Le rivelazioni del “pentito” Iovine a tal proposito potrebbero aprire nuovi interessanti filoni d’inchiesta.