Ci fu il morso tuo, vita mea e ci fu il non sono che un povero negro (fausto sleale) riesumato dal calciatore più paparazzato e spupazzato di ‘sto mondo che, prima d’imbarcarsi per il rientro in patria insieme ai fratelli (bianchi) d’Italia, di biondo s’è tinto la testa: dove non è la vittoria lui porge la chioma. L’Italia ha brandelli (ben più che Prandelli) da ricucire, rattoppare, ha da riempire buchi (voragini) che hanno inghiottito migliaia di famiglie. Quegli undici (manco una sporca dozzina) così come i loro omologhi, per secoli hanno almeno fornito un senso dell’onore nei doverosi “pani e circensi”, ma oggi a che servono? Per divertirsi a indovinare i colori diversi delle scarpette, per godere d’ogni smorfia/parrucchiere/tatuaggio/auto/casa/piscina/goliardata-cazzata-supercazzola diversi con la stessa facilità con la quale diversificano figli e fidanzate, ci sono più che sufficienti tutti gli interpreti di film, fiction, rock e pop che quei milioni se li guadagnano facendo proprio quel mestiere.
Dove sta invece il senso d’adoperare e propinarci ‘ste controfigure che per di più quando recitano spesso sono legnate per loro e botte per i nostri stomaci?