La coesione bisestile degli Italiani si verifica solo durante il campionato del mondo di calcio.
E’ come una cometa che passa ogni quattro anni e con il suo influsso fa diventare unito il nostro rissoso Paese.
Allora vediamo il patriottismo attorno alla nazionale di calcio e persino i leghisti si “stringono a coorte”.
L’inno intimamente sentito è quello prima della partita e anche Grillo lo ascolta in silenzio.
Il tricolore dell’unità è quello sventolato negli stadi e dopo la vittoria.
Balotelli non è più nero da buuhh, ma un azzurro da aleeééé.
E in piazza davanti al maxi-schermo si esulta con uno sconosciuto, perché dopo il goal siamo tutti fratelli d’Italia.
Ma il patriottismo sentimental-calcistico dura poche settimane.
Finito il mondiale, il grande “noi” si frantuma in tanti piccoli “io”.
Il Paese unito diventa un condominio urlante di inquilini, ognuno orgoglioso dei propri millesimi.
E il tricolore viene riposto in armadio.
Fino alla coesione bisestile del 2018.
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