Grazie a tutti i cittadini, che avranno la pazienza di leggere fino in fondo questa nostra “LETTERA APERTA”. Come avrete appreso dagli organi si stampa, il Decreto Legge Irpef/Spending Review n°66 del 24 aprile 2014 impone alla RAI la mancata corresponsione di 150 milioni di euro (circa il 10% del “CANONE” già versato dai cittadini per il 2014). Con questo “taglio” il Governo (maggiore azionista di riferimento) pone la RAI Radiotelevisione Italiana in una situazione drammaticamente vicina al tracollo economico.
Il Direttore Generale e la Presidente senza porre alcuna “OPPOSIZIONE” al decreto e per fare “cassa”, hanno deciso di dare luogo alla vendita di quote minoritarie di Rai Way, la società (oggi in mano pubblica) che controlla e gestisce gli impianti di trasmissione della Rai portando così a compimento un progetto che da 13 anni si sta tentando di realizzare. VENDERE o meglio SVENDERE Rai Way, un altro bene pubblico, che costituisce una delle infrastrutture strategiche del nostro Paese. Il taglio, così come qualcuno sostiene, non porta a nessun cambiamento tantomeno a quella riforma di cui la Rai ha obbligatoriamente bisogno. È tutta una “farsa”, è la politica del Gattopardo: cambiare tutto perché nulla cambi si perché in realtà non c’è un reale progetto di modifica della governance necessario per allontanare l’ingerenza dei partiti dall’Azienda e colpire gli interessi consolidati, i privilegi e i benefit delle “caste”, gli appalti, le ricche consulenze e i tanti sprechi che NOI come lavoratori, come cittadini/contribuenti, da tempo andiamo denunciando.
Il momento difficile che il nostro paese sta attraversando colpisce anche la RAI (da sempre considerata lo specchio del Paese) e noi siamo certi, che questo momento di crisi può essere superato solo con la partecipazione di TUTTI i lavoratori e dei cittadini. VOI cittadini e contribuenti, vi chiederete giustamente: perché i lavoratori della RAI che fanno informazione, hanno bisogno di comunicare ai giornali e fare volantinaggio? E allora la risposta è la seguente: proprio perché la RAI è un ORGANISMO PUBBLICO chiediamo da anni trasparenza, deontologia professionale, pari opportunità, ritorno al merito, nuovi programmi e fine della spartizione politica, ma abbiamo trovato solo tante porte chiuse e nessuna risposta. Ogni cittadino e contribuente in questo periodo è bombardato da proclami sull’equità e sul rigore, ma i poteri forti non si allineano ai principi del sacrificio tra tutti condiviso e alla solidarietà sociale. I lavoratori della RAI sperano di essere l’ultimo anello di una lunga catena, che solo nel 2013 ha visto sparire 93 aziende italiane al giorno. Facciamo questo, non solo per noi, perché in confronto a chi non lavora, al precario, al somministrato, al co co co, alla partita IVA, al contratto a progetto ecc, sicuramente abbiamo una posizione di sicurezza e d’indiscutibile privilegio economico. Lo facciamo affinché questa nostra iniziativa, possa essere un risveglio delle coscienze di tutti i cittadini. Il vertice della RAI non dialoga con i lavoratori e con i Sindacati che dovrebbero rappresentarli.
Il vertice della RAI decide e fa cadere dall’alto, una ristrutturazione aziendale “oscura” che produrrà NON SOLO altro precariato e futura disoccupazione, ma lo smantellamento del SERVIZIO PUBBLICO. Da sempre i lavoratori RAI difendono l’Azienda come un BENE COMUNE, UN’IDEA, come UN DIRITTO PER LA LIBERA INFORMAZIONE E IL LAVORO. SE L’INFORMAZIONE È UN BENE PUBBLICO… O LO TUTELIAMO O NON LO È ! I lavoratori della RAI ritengono che le cause del fallimento aziendale siano in primo luogo imputabili ad anni di gestione imprevidente da parte dei suoi vertici, che vanno individuati come i primi responsabili della crisi e del collasso del servizio pubblico radiotelevisivo, e considera gli attuali vertici aziendali (come quelli che li hanno preceduti), emanazione del sistema dei partiti, quindi, sono da considerarsi sfiduciati dai lavoratori della RAI.
I lavoratori della RAI vogliono informare tutti i cittadini/contribuenti che NON SONO RESPONSABILI DEGLI SPRECHI, delle scelte editoriali e di programmazione, non sono responsabili del deficit economico perpetrato al fine di demolire la RAI, anche perché non ci ascolta nessuno e non abbiamo “voce in capitolo”, NOI LAVORATORI ESEGUIAMO SOLO GLI “ORDINI”. Per CONTRO, sono fieramente responsabili dell’attività lavorativa in ogni reparto, in ogni Sede e Centro di produzione, ogni giorno, tutto il giorno, sia feriale sia festivo per l’intero anno. LAVORO con il quale ognuno si è distinto e si distingue. Un solo esempio per tutti: se oggi si può usufruire del DIGITALE TERRESTRE, si deve sicuramente agli investimenti fatti da RAI per la realizzazione del piano, ma soprattutto lo si deve ai lavoratori di RAI WAY che hanno centuplicato gli orari di lavoro per portare a buon fine la digitalizzazione del Paese. Ebbene, oggi questi colleghi non sono più funzionali alle strategie aziendali: il Piano Industriale RAI, può prevedere la cessione di ramo d’azienda. Vale a dire VENDITA DEI PONTI E DEI TRALICCI TRASMITTENTI. È fondamentale che i cittadini riflettano sul tema della CESSIONE TRALICCI/PONTI: il nuovo proprietario (?) deciderà e/o condizionerà il Nostro/Vostro DIRITTO A COMUNICARE, quindi il futuro televisivo nel bene o nel male. Ora, più che in passato è fondamentale evidenziare a tutti che i LAVORATORI DELLA RAI NON HANNO NULLA DA DIVIDERE con chi gestisce quest’Azienda e percepisce significativi stipendi e benefit di ogni genere, con le debite complicità politiche. Non abbiamo nulla da dividere con le classi dirigenti del recente passato e di quella che si sta accingendo alla genuflessione ai poteri forti e a obbedire senza repliche. Però, noi lavoratori teniamo a fare alcune precisazioni: i Lavoratori RAI (quadri – operai – impiegati) non sono una “banda di fannulloni privilegiati”, non percepiscono stipendi di decine di migliaia di euro, come qualcuno “strumentalmente” ha voluto far credere ai cittadini attraverso organi di stampa e una politica compiacente.
Da questo punto di vista il personale Rai è estremamente variegato ed è regolato da un Contratto Collettivo di Lavoro complesso, che nel corso degli anni, ha subito la penalizzazione delle retribuzioni, fino al congelamento di alcuni istituti contrattuali come ad esempio gli scatti biennali e i provvedimenti gestionali. Anche le retribuzioni dei lavoratori RAI rientrano nella piena normalità in confronto ad altre aziende ponendosi in un asse medio che oscilla tra i 900 e i 1.400 euro mensili. Tutto questo affinché la cittadinanza non confonda i dipendenti RAI con altre caste. E ancor di più, ci sono centinaia di lavoratori precari e sono moltissimi i lavoratori della Rai che si sono trovati in busta il famoso “bonus” di 80 euro… I lavoratori RAI auspicano una RAI “SERVIZIO PUBBLICO” libera dall’occupazione dei partiti e da una dirigenza asservita a logiche private e pilotata da interessi politici. Una RAI “trasparente” dove i cittadini, gli abbonati e i lavoratori possano avere voce. Solo così avrebbe senso pagare un abbonamento alla RAI TV come “Servizio Pubblico”. I lavoratori della RAI sono stanchi di produrre programmi radio televisivi che da anni non sono più capaci di comunicare nulla (salvo le debite e nobili eccezioni). La RAI produce NON CIÒ che necessita alla cultura, alla civiltà, all’informazione, ma mette maggiormente in produzione CIÒ CHE È UTILE AI POTERI FORTI favorendo naturalmente gli interessi dei pochi. Solo così si possono spiegare i contratti milionari esterni a società di coproduzione, di fiction, per giornalisti a contratto, per conduttori, autori, registi, consulenti, collaboratori e dirigenti ossequenti del potere costituito… e dire che in casa potremmo anche produrre e ideare da soli! Ma non c’è consentito! Spesso, a discapito di ogni logica, si commissiona all’esterno quello che potrebbe tranquillamente essere prodotto internamente.
I lavoratori RAI hanno chiesto che la RAI produca da se e non acquistando format destituiti di ogni criterio culturale d’informazione e d’intrattenimento. I lavoratori RAI hanno chiesto che le produzioni di fiction siano realizzate sul territorio italiano, al fine di far lavorare le nostre maestranze del cinema e non portare la produzione all’estero perché costa meno a vantaggio dei soliti noti. I lavoratori della RAI vogliono un’Azienda che comunichi, informi, intrattenga, e soprattutto “formi” e “produca CULTURA”, perché quello che accade in quest’Azienda rappresenta il futuro del paese, la sua civiltà, le sue leggi e la sua democrazia. I poteri forti si apprestano a depauperare LA PIÙ GRANDE AZIENDA CULTURALE che l’Italia ha, ma noi combatteremo con tutte le nostre forze, contro le logiche politiche e di giacchetta che non appartengono a chi lavora con onestà. I lavoratori della Rai non sono come qualcuno sostiene una grande famiglia, ci sono figli e figliastri. I figli sono quelli con benefit, posizioni e stipendi importanti, i figliastri sono quelli che non hanno “voce” che lavorano e basta e che subiscono le decisioni del management. I lavoratori della Rai, gli unici che con la loro professionalità si preoccupano di dare al contribuente un servizio pubblico dignitoso. Rigore, equità, sacrifici da tutti condivisi, ma soprattutto solidarietà sociale, perché la società civile e onesta lo chiede, e questo deve valere anche per RAI che deve essere UN BENE COMUNE. RAI BENE COMUNE intesa come informazione e cultura a disposizione di tutti i cittadini. Tutto questo per non ritrovarci una generazione in divenire che sarà “povera” economicamente e “nullatenente” culturalmente. Il futuro è OGGI, perché il grado di civiltà di uno Stato, si distingue non solo per le leggi che lo governano, ma soprattutto per coloro che le amministrano. Se si vuole RIFORMARE LA RAI si inizi allora dalla Politica, si “cambi verso” nei fatti, con una riforma che svincoli l’Azienda dall’ingerenza dei partiti politici e si dia altresì VERA VOCE AI LAVORATORI. Terminiamo, RINGRAZIANDO ancora e chiedendo scusa a tutti i cittadini se – eventuali – azioni di lotta in difesa della “RAI BENE COMUNE” arrecheranno disagi nell’utilizzo dei programmi radio-televisivi.
La Segreteria Cisal Comunicazione Rai