Ciro se n’è andato e la città di Napoli piange il suo tifoso eroe. Già perché il ragazzo venuto da Scampia, dove era nato e cresciuto e dove lavorava in un autolavaggio oggi è visto come un eroe. Ma chissà se quel 3 maggio scorso lui sapeva che lo sarebbe diventato. Chissà se lo avrebbe mai immaginato. Ciro, come tutti i supporters che si rispettino, aveva deciso di seguire la sua squadra del cuore in trasferta nella capitale. Laddove si sarebbe disputata la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Ha pagato con la vita quel giorno Ciro. Ma oggi – viene da chiedersi – chi pagherà per questa assurda morte? Ciro, 27 anni e una fidanzata con cui aveva probabilmente disegnato il loro futuro, è spirato all’alba del 25 giugno, all’ospedale Gemelli di Roma. È qui che aveva trascorso la sua lenta agonia. Quei lunghissimi 53 giorni in cui la famiglia ha vissuto accanto a lui, senza lasciarlo mai solo e, soprattutto, chiedendo giustizia. Non altra violenza. Ma giustizia. Solo quella. La stessa che il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha invocato, in una conferenza stampa a Palazzo San Giacomo, davanti ai giornalisti: “No alla violenza, sì alla giustizia”. “Vi sono lacune evidenti su come quel giorno sia stato garantito l’ordine pubblico – ha detto il primo cittadino di Napoli – ed è compito della magistratura accertare le responsabilità”.
“È inaccettabile che una persona che va allo stadio venga sparata”, ha aggiunto de Magistris. Già. Inaccettabile, specie perché lo sport è passione, divertimento, condivisione. Perché una partita di calcio, come purtroppo già accaduto in passato, non dovrebbe tramutarsi in guerriglia urbana, dove a farne le spese sono i tifosi che rappresentano la parte sana di quello sport. “È evidente che qualcosa non ha funzionato – rimarca il sindaco – . Ecco perché ho chiesto al governo di accertare le responsabilità dei fatti avvenuti quel giorno. La nostra città è profondamente colpita dalla tragedia di Ciro e della sua famiglia. Abbiamo dichiarato il lutto cittadino anche per dire basta al binomio sport-violenza. Ora vogliamo fare emergere il lato positivo della città che, nelle prime ore di quel 3 maggio, qualcuno ha voluto far passare tra gli imputati”.
Intanto, domani pomeriggio si attende l’arrivo della salma del giovane tifoso partenopeo all’Auditorium di Scampia, dove Maria Puddu, dell’associazione Sant’Ivo di Bretagna ha organizzato, su incarico della famiglia Esposito e del loro legale oltre che presidente dell’ottava Municipalità Angelo Pisani, l’allestimento della camera ardente e i funerali che saranno celebrati con rito evangelico venerdì, alle 16.30, in piazza Grandi Eventi.