Qualche giorno fa, era l’8 giugno, la giornata laggiù era dedicata al disarmo volontario. A Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, il governo lo aveva decretato, certamente non per disarmare le milizie rivali. Lo aveva deciso per dare un segnale alla gente comune, a chi sta nel mezzo della guerra. Sono arrivate poche cose, alcune granate, munizioni, vecchie divise.
Nessuno in Centrafrica depone le armi. La guerra continua, armando cristiani e musulmani. Le organizzazioni internazionali parlano di “rischio di genocidio”, dovuto ai combattimenti e alle malattie. Se ne parla, ma la missione di pace internazionale dell’Unione Africana, schierata da tempo, non pare in grado di far nulla. A settembre, non prima, dovrebbe arrivare la missione dell’Onu. Intanto, diciassette membri della minoranza musulmana Fulani sono stati uccisi, mutilati e bruciati nel loro accampamento, attaccato dai miliziani cristiani anti-balaka, nati per ribellarsi all’ex presidente musulmano Michel Djotodia.
Morti, la scia è lunga. Si parla di qualche decina di migliaia di vittime solo negli ultimi anni. I profughi sarebbero quasi 450mila. Il tutto in un Paese provato da un’eternità di governi pessimi e di colpi di stato. Gli stati confinanti, poi, creano problemi, pressioni. L’arrivo dei migliaia di profughi in fuga dal Ciad e dal Sudan moltiplicano i guai in un Paese impreparato ad accogliere chiunque. L’insicurezza e il pericolo, oltre ad una rete di strade per lo più disastrate, hanno impedito alle agenzie umanitarie di raggiungere le zone colpite dai combattimenti. La criminalità e il traffico clandestino di diamanti alimentano il caos.
La somma di tutto questo porta ad una sottrazione: manca tutto. Non ci sono cibo, lavoro, medicine, strade, non c’è più speranza. E la sottrazione diventa dato negativo se cerchiamo qui, da noi, fra giornali e Tv, notizie su quella guerra infinita. Poche righe, possiamo trovare quelle, in modo saltuario, a meno di cercare fra agenzie nel web o forum.
Così, come altre volte, come per altri problemi – non sempre così lontani geograficamente – per i meglio informati, la Repubblica Centrafricana è un posto lontano dove si combatte, forse, ma chissà perché. Per tutti gli altri, è solo un luogo dell’immaginario, dentro un pezzo non identificato di quel misterioso continente che si chiama Africa, noto solo per la capacità che ha, da sempre, di sbranare i propri figli.