“Cinque colleghi spostati dall´ufficio stampa con un provvedimento iniquo. Chiediamo al Sindaco della Capitale un incontro per revocarlo immediatamente”
L’Associazione stampa romana è al fianco dei cinque colleghi giornalisti dipendenti dell’Amministrazione capitolina raggiunti da un provvedimento illegittimo che li sposta dall’ufficio stampa e li mette a disposizione dell’ufficio del personale per assolvere a compiti meramente amministrativi.
Un provvedimento che determina di fatto un grave danno alla professionalità dei colleghi e alla loro posizione contributiva previdenziale. Un modus operandi che il sindacato di categoria continuerà a combattere perché lede i diritti e la dignità dei giornalisti che quotidianamente provvedono ad informare i cittadini sull’attività dell’Amministrazione e su quanto accade nella Capitale nonché nello sforzo quotidiano di rappresentarla nei rapporti con i mass media. Giornalisti a cui l’Amministrazione non ha mai provveduto a dare il corretto inquadramento, nonostante le numerose sollecitazioni da parte del Cdr di Roma Capitale e del sindacato di categoria. L’Amministrazione capitolina ha preso tale decisione a seguito di una sentenza che ha riconosciuto e condannato l’Amministrazione stessa ad inquadrare una giornalista dipendente nel corretto profilo giuridico ed economico, quello della categoria D, così come previsto dalla legge.
L’Asr condanna fermamente il comportamento tenuto dall’Amministrazione di Roma Capitale nei confronti di questi cinque colleghi. E chiede un incontro urgente al sindaco, Ignazio Marino affinché revochi immediatamente un siffatto provvedimento. I dirigenti dell’Amministrazione capitolina, ad oggi, non hanno trovato una soluzione alla vicenda, nonostante gli incontri tra il vice sindaco Luigi Nieri e l’Asr.
L’Asr tutelerà i colleghi in tutte le sedi opportune per difenderne diritti e interessi e supporterà tutte le iniziative di protesta che i colleghi decideranno di mettere in atto.
Comunicato del Cdr di Roma Capitale
Giornalisti Ufficio Stampa, Roma Capitale cancella dieci anni di conquiste sindacali
Il Comitato di Redazione dell’Ufficio Stampa di Roma Capitale, da dieci anni espressione sindacale dei giornalisti dipendenti dell’amministrazione capitolina, denuncia la gravità della misura adottata con determina dirigenziale che rimette a disposizione dell’Ufficio Personale cinque giornalisti dipendenti, tra i quali anche un membro del Cdr.
L’iniquo provvedimento è scaturito dalla recente sentenza del Tribunale di Roma – Sezione Lavoro che, a seguito del ricorso proposto da un’altra giornalista dipendente, ordina a Roma Capitale di inquadrare la stessa nella categoria D del CCNL Regioni e Autonomi locali, così come previsto dalla Legge 150 del 2000 che disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni. La stessa legge in base alla quale i cinque giornalisti dipendenti, oggetto del provvedimento, appartenenti alla categoria C del CCNL, avevano svolto per anni attività giornalistica in seno all’Ufficio Stampa, in alcuni casi chiamati appositamente a svolgere tale mansione. Siamo di fronte ad un vero e proprio colpo di spugna che lede la dignità dei colleghi cancellando dieci anni di conquiste sindacali legate al riconoscimento della professione giornalistica e alla valorizzazione del personale dipendente, più volte sbandierata dall’attuale amministrazione. Senza considerare, oltretutto, il danno previdenziale subito dai cinque colleghi coinvolti con la decadenza dall’INPGI e dalla CASAGIT.
Il Comitato di Redazione, sempre d’intesa con l’Associazione Stampa Romana, aveva proposto una soluzione extragiudiziale che avrebbe permesso il passaggio dalla categoria C alla categoria D, in osservanza della legge, salvaguardando l’amministrazione da un cospicuo danno erariale. Di fronte al rifiuto opposto, il Comitato di Redazione nell’annunciare opposizione alla determina e l’avvio di nuovi contenziosi per vedere riconosciuti i diritti dei colleghi, chiede un incontro urgente al Sindaco, Ignazio Marino, e si riserva di intraprendere dure iniziative di lotta da definire in sede di assemblea.