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Altan, quando una vignetta vale quanto un articolo di fondo

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Più sintetico di un tweet, più lucido e corrosivo delle più lucide e corrosive penne del giornalismo italiano. Così è Altan (all’anagrafe Francesco Tullio Altan, nato a Treviso nel 1942, vive da molti anni ad Aquileia, nella campagna friulana), le cui vignette sono quasi sempre meglio di tanti prolissi e spesso noiosi editoriali. Un vero cronista dell’immagine, del disegno. Capace di intuizioni fulminanti ma anche di sintesi sublimi.
Una delle ultime su Repubblica: “Dall’Europa ci richiedono di rifare i conti. Ma che pidocchiosi insensibili”.
Qualche altro esempio recente: “Sbagliato o sbagliato, è il mio paese”. “Campagna elettorale palpitante. Meglio di un combattimento di cani”. “E l’Expo? Un complotto per favorire Grillo”.
Perle di alcuni anni fa, che non perdono freschezza: “Uno nasce e poi muore. Il resto sono solo chiacchiere”. “La solita merda? Sì, ma poca, che sono a dieta”.
Qualche classico già consegnato agli annali: “Adesso scrivo le mie solite cazzate, come faccio fin da tempi non sospetti”. “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro? Una volta, quando era giovane”. “Questi sono i libri che mi hanno formato. Temo di aver trascurato le note, visto il risultato”.
Si potrebbe proseguire a lungo, visto che è dal 1974 – giusto quarant’anni fa – che Altan crea battute, collaborando come fumettista (ma sarebbe meglio dire “editorialista per immagini”, “cronista del disegno”…) a vari giornali italiani. Linus (dove debuttò con Trino, un dio confuso che lavorava per conto di un commendatore: le dò sei giorni per creare il mondo, il settimo si riposerà…), Corriere dei Piccoli (sul quale nacque la sua Pimpa, la cagnolina a pois rossi inventata per la figlia, cui seguirono per i bambini le storie di Kamillo Kromo), prima Panorama e poi Espresso, da tempo Repubblica. E anche quest’anno, a “Repubblica delle Idee” (la cui terza edizione si terrà dal 5 all’8 giugno a Napoli), saranno proprio le sue vignette a “firmare” i quattro giorni di dibattiti, interviste, laboratori, mostre, spettacoli…
Dall’operaio Cipputi al “Banana” Berlusconi, passando per certe sensuali figure femminili e il ghigno truce di certi uomini di potere e di panza, Altan coglie meglio di tanti altri il nostro mal di vivere, la nostra quotidianità malinconica, il disincanto e la disillusione delle nostre passate passioni politiche. Una penna velenosissima quando fustiga i potenti ma anche i nostri normalissimi costumi, un tocco dalla tenerezza infinita quando disegna per i più piccoli. Un cronista dell’immagine e del disegno dal quale l’autoreferenziale giornalismo italiano avrebbe davvero molto da imparare.
Quando nel 2001 gli venne assegnato il premio “È giornalismo”, Giorgio Bocca ed Enzo Biagi argomentarono così a nome della giuria: «Perché le sue vignette, con una capacità di informazione e una sintesi straordinarie, assumono un’importanza non inferiore a un articolo di fondo». Appunto.

*giornalista del “Piccolo” di Trieste, presidente Assostampa Friuli Venezia Giulia


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