C’è ancora tanto silenzio, deserto, omertà e indifferenza attorno alla villa hollywoodiana confiscata all’avvocato Cipriano Chianese a Sperlonga. Da due anni sarebbe disponibile per usi sociali ma nessuno la vuole, anzi molti “ignorano” che esista. Invece è qui, nel Basso Lazio, il bene più importante appartenuto al broker dei rifiuti tossici, l’uomo per il quale per la prima volta in Italia è stato messo in piedi un processo per strage dovuta a reati ambientali, ossia l’avvelenamento delle falde acquifere tramite lo sversamento in discarica e nei terreni di rifiuti tossici. I proventi di questa lunga attività illecita sono finiti (anche) a Sperlonga nella magione dove l’avvocato Chianese trascorreva lunghe vacanze, riverito come un imperatore dei giorni nostri.
Oggi un po’ di silenzio viene intaccato e a farlo è un consigliere comunale di minoranza, Anna Scalfati, che propone di aprire prima possibile la villa di via Campo delle Monache e farne un centro culturale per i giovani intitolato alla memoria di Roberto Mancini, il poliziotto morto di recente per la malattia professionale contratta indagando sui rifiuti. Fu proprio Mancini l’autore del primo dossier su Cipriano Chianese nel quale venivano definiti in modo chiaro i contorni di questo personaggio potentissimo che per conto dei casalesi spostava i rifiuti dal nord del Paese all’agro aversano avvelenando tutti. Macini ha poi pagato caro il suo lavoro investigativo. Ne è morto. E, in più, a lungo è stato quasi dimenticato. Ecco perché far sì che la villa di Sperlonga diventi fruibile per fini socioculturali e tenga per sempre viva la memoria del poliziotto assume un valore altamente simbolico.
Fino ad oggi un solo politico si è recato davanti ai cancelli della residenza confiscata che affaccia sul mare di Sperlonga e guarda verso il promontorio del Circeo, Piero Grasso durante il tour della campagna elettorale delle politiche del 2013. Poi più nessuno. «Il mio appello – dice Anna Scalfati – è al Presidente della Regione Lazio, Zingaretti perché riapra finalmente questa villa. Sarebbe una specie di conquista della legalità contro la camorra e i suoi simboli sfacciati qual è questa casa. Ma il mio invito è trasversale e rivolto anche ai due senatori membri della Commissione Antimafia eletti in provincia di Latina. Mai come stavolta c’è la possibilità di riscattare il silenzio che ha circondato gli affari di mafia, e di Chianese in particolare, in questa terra. Sostituire la targhetta ‘Chianese’ con un centro alla memoria di Roberto Mancini credo sia un impegno morale e civile della comunità cui apparteniamo. E sono sicura che la Regione per prima vorrà partecipare al riscatto materiale di questo bene di camorra». Al momento la villa di Chianese, situata nel centro di Sperlonga, appartiene all’agenzia per i beni confiscati e potrebbe essere aperta al pubblico dietro la presentazione di un progetto di recupero e trasformazione.