Si continua a morire sul lavoro, nell’indifferenza generale

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Dario Testani, operaio di 31 anni (era il geometra della ditta) è morto il 27 maggio da eroe, per cercare di salvare due suoi colleghi operai, rimasti intrappolati in una buca di 2 metri e 50 centimetri seppelliti vivi da un cumulo di sabbia. Si è gettato dentro la buca, scavando a mani nude per cercare di salvare i suoi colleghi, ma una seconda frana è stata fatale, ed è rimasto sepolto vivo. Questa ennesima strage sul lavoro è accaduta a Roma, in un cantiere alla stazione Aurelia.
Manca la sicurezza nei luoghi di lavoro e peccato che chi dovrebbe occuparsene o fa finta di non sentire o è proprio sordo.
La priorità era il Decreto Poletti che precarizza ulteriormente il lavoro vero? E per cui rischiamo un’ennesima procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea, per violazione della direttiva europea 1999/70/CEE sui contratti di lavoro a tempo determinato?! Ma per la sicurezza sul lavoro, questo governo ha intenzione di fare qualcosa oppure no?
La sicurezza dovrebbe essere la priorità di ogni partito politico!
Ogni giorno 3/4 lavoratori non fanno più ritorno a casa perché sono morti AMMAZZATI SUL LAVORO, per la mancanza delle minime norme di sicurezza sul lavoro.
E purtroppo nell’indifferenza generale, quasi che, morire sul lavoro, fosse un pegno che dobbiamo pagare al profitto.
Che tristezza, che amarezza, che vergogna: un Paese che si definisce civile, non può permettersi di avere ogni anno 1300 omicidi sul lavoro.
Siamo vicini al dolore di questa povera famiglia che ha perso il proprio figlio sul lavoro.
Pochi controlli (personale tecnici prevenzione Asl scarso) , rendite da fame agli invalidi e ai familiari dei morti sul lavoro, mancanza di giustizia per i familiari delle vittime del lavoro, sanzioni troppo basse ai datori di lavoro che violano le normative per la sicurezza, sono queste le cose che dovrebbe impegnarsi a risolvere un Governo che ha a cuore la salute e sicurezza dei lavoratori.
Dobbiamo fermare questa strage dell’indifferenza, questo triste bollettino di guerra, questa mattanza quotidiana.


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