Dentro Articolo21 convivono da sempre posizioni politiche ed ideali assai diverse che corrispondono, ovviamente, a scelte elettorali differenti. Queste differenze sono per noi un valore da coltivare e da rispettare. Proprio per questo ci sentiamo di poter dire che siamo felici, al di là di qualsiasi altra legittima considerazione, di vivere in un paese che non ha ceduto ai richiami della xenofobia, del fascismo, del neonazismo, del populismo becero e autarchico.
Spetterà ora a Renzi usare nel modo migliore questo investimento popolare al quale hanno contribuito donne e uomini che non hanno apprezzato un campagna elettorale fatta di minacce, di evocazioni di Hitler, Stalin, Pol Pot, Mussolini, marce su Roma, Olocausto, e persino il goffo tentativo di piegare il nome di Enrico Berlinguer ad uno spettacolo che lo avrebbe fatto inorridire.
Il semestre di presidenza italiana sarà l’occasione, per restare solo ai nostri temi, per elaborare una direttiva comune sui conflitti di interessi e le normative anti trust, per rafforzare l’autonomia dei servizi pubblici radiotelevisivi, e per strappare alla clandestinità migliaia e migliaia di profughi. Ci auguriamo, infine, che il presidente Renzi, ora legittimato da un ampio voto popolare, voglia davvero “Cambiare verso” non solo alla Rai, ma all’intero sistema dei media.
La campagna elettorale ha distrutto quello che restava della ” Impar condicio”, con grave danno per le forze cosiddette minori, ha amplificato i conflitti di interesse, ha messo in rilievo l’inconsistenza dei sistemi di vigilanza e di controllo. Modi e forme del l’annunciato taglio del canone non ci hanno convinto, anche perché corrono il rischio di essere dichiarati illegittimi dalla stessa Corte Costituzionale. Quello che serve è una proposta di legge breve e secca che tagli il conflitto di interesse, estrometta governo e partiti dal controllo diretto della Rai, rafforzando l’autonomia industriale, tecnologica ed editoriale,reintroducendo una rigorosa normativa anti trust a tutela della libertà dei mercati.
Su questi temi, dentro questo Parlamento, esiste una vasta maggioranza che comprende anche Sel e i 5Stelle che, prima o poi, dovranno anche decidere cosa fare da grandi. Questo è il momento per provare a cambiare anche il sistema della comunicazione, come per altro ci chiedono le stesse istituzioni comunitarie e le principali agenzie che si occupano della libertà di informazione nel mondo.
Mai come in questo caso sarà davvero il caso di dire:” Se non ora quando?”.