Ieri, 21 maggio, la Camera degli appelli della Corte penale internazionale (Icc) ha respinto i quattro ricorsi presentati dalla Libia contro la decisione di sottoporre Saif al-Islam Gheddafi a un processo di fronte al massimo organo della giustizia internazionale, davanti al quale l’imputato deve rispondere di crimini contro l’umanità. Saif al-Islam Gheddafi è accusato di crimini contro l’umanità in relazione alla repressione della rivolta del 2011 contro il governo del padre, il colonnello Muammar Gheddafi.
Arrestato nel novembre 2011, Saif al-Islam Gheddafi è nelle mani della brigata Abu Baker al-Siddiq in un centro di detenzione della città di Zintan. Per i primi 21 mesi di detenzione, è rimasto in isolamento e non ha potuto vedere un avvocato, né lo ha avuto a disposizione nelle udienze preliminari celebrate tra il 19 settembre e il 24 ottobre 2013. La brigata Abu Baker al-Siddiq si è sempre rifiutata di consegnare Saif al-Islam Gheddafi alle autorità giudiziarie libiche. Di conseguenza, il parlamento ha adottato alcune modifiche al codice di procedura penale, che ora autorizzano la celebrazione di processi con l’imputato presente in videoconferenza.
Alcuni reati dei quali Saif al-Islam Gheddafi è accusato dalla giustizia libica prevedono la pena di morte , sanzione verso la quale Amnesty International si oppone senza riserve. Inoltre, l’organizzazione per i diritti umani ritiene che i perduranti, gravi problemi di sicurezza in Libia pregiudichino il corretto funzionamento del sistema giudiziario. Nell’impossibilità che Saif al-Islam Gheddafi riceva un processo equo in Libia e alla luce della sentenza della Camera degli appelli dell’Icc, Amnesty International ritiene che la Libia debba trasferire immediatamente Saif al-Islam Gheddafi all’Aja.