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Reggia di Caserta, cronache di illegalità diffusa e sperpero di denaro pubblico

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Per la Reggia di Caserta sono in arrivo altri 5 milioni di euro, stanziati ieri dal ministro Dario Franceschini dopo il crollo del tetto nel lato occupato dall’Areonautica militare. Una voragine di 30 metri quadri che si è aperta il primo maggio, resa pubblica una settimana dopo e messa in sicurezza con un telo soltanto in seguito alle polemiche sui giornali, dopo otto giorni di nulla, piogge e infiltrazioni. Un crollo ancor più grave perché avvenuto in un luogo in cui erano stati realizzati lavori di somma urgenza per i comignoli nel 2012, quando il tetto probabilmente era già in condizioni precarie, dato che è difficile immaginare una trave in legno marcita in un anno.

La Soprintendenza assicura che, in questo caso, non sono stati danneggiati gli ambienti interni, ma la foto scattata questa mattina, a quattro giorni dalle piogge, testimonia, in un’altra zona, un’importante infiltrazione visibile dalla facciata che legittima a chiedersi quali possano essere i suoi effetti all’interno (foto4).
Oggi è in arrivo altro denaro per tamponare un’emorragia che pare inarrestabile; denaro che si va ad accumulare ad altri soldi stanziati e non ancora spesi. Se è vero che il fondo ordinario diminuisce ogni anno, gli stanziamenti straordinari aumentano, dopo le emergenze, e raccontano di una paralisi gestionale e burocratica che condanna a morte i nostri beni culturali. Perché, se per il direttore pro-tempore Antonella Cuccianiello, l’ultimo episodio “non è un segnale inquietante, si tratta di un incidente fisiologico in un palazzo di 262 anni”, certo non possiamo dire si tratti di una sorpresa, ma una sorta di morte annunciata. A dicembre su RaiTre, nella rubrica d’inchiesta sui beni culturali de Il Kilimangiaro, avevamo scoperto un squarcio apertosi nel soffitto proprio accanto alla Cappella Palatina, avvenuto otto mesi prima e tenuto nascosto all’opinione pubblica. Un buco da cui, in quel giorno di pioggia, entrava incessantemente acqua, a pochi metri dagli affreschi della Cappella ispirata a Versailles. Sulle scale a chiocciola interne, l’erba cresciuta a causa dell’umidità era già un chiaro segnale della situazione di emergenza (http://www.youtube.com/watch?v=wNDF–ExyAQ)

Eppure, da allora, non è stato realizzato alcun intervento e neppure sono partiti i lavori previsti per le facciate, bloccati da un anno e mezzo, da quando un cornicione di marmo rovinò da 36 metri di altezza, schiantatosi a pochi centimetri da un famiglia di turisti. Da quel giorno la dimora voluta da Re Carlo di Borbone è transennata e coperta da impalcature. Sono stati stanziati 21 milioni di euro, ma i lavori non sono mai partiti, con il solo risultato di aumentare il costo d’affitto dei ponteggi.
Insomma, non è solo una questione di denaro. Ma per il neo soprintendente Fabrizio Vona, arrivato da qualche mese a gestire il Polo Museale di Napoli e Reggia di Caserta, “ci vorrebbero più soldi, tempi necessari e, magari, meno pressioni mediatiche”, come se il silenzio dei giornalisti potesse aiutare una situazione che appare ormai fuori controllo, con i lavori che non riescono a partire e le chiavi dei giardini della Reggia trovate a casa di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario del governo Berlusconi, oggi in carcere accusato di legami con i casalesi. Chiavi “affettuosamente donate” dal prefetto di Caserta – così come lui stesso ha scritto di suo pugno su una lettera – che permettevano all’ex coordinatore del Pdl campano di entrare nei giardini e in alcuni locali, in cui, secondo le ricostruzioni dei magistrati, avvenivano le riunioni segrete dei clan mafiosi. “Un trofeo dell’anti-stato”, così ha definito la Reggia Tommaso Montanari su Il fatto Quotidiano.

Illegalità diffusa e sperpero di denaro pubblico, due costanti nella storia della real sito. Oggi sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella racconta che fine ha fatto il Corno rosso portafortuna piazzato davanti all’ingresso nel periodo di Natale, commissionato dal sindaco di Caserta con l’obiettivo di dare una scossa al disinteresse generale. Pio Del Gaudio era così convinto dell’operazione da spendere 70 mila euro delle casse comunali; oggi l’opera dell’artista Lello Esposito è stata abbandonata fuori da un capannone dalle parti dell’autostrada, dove “rappresenta un monumento allo spreco – scrive Stella – 70 mila euro buttati via per una bravata propagandistica di un mese”. E che dire delle decine di venditori abusivi che si aggirano indisturbati nei corridoi della residenza settecentesca, con cartoline, accendini e souvenir? Ben altro approccio rispetto a Versailles dove il turista trova in esposizione le eccellenze francesi: la migliore gioielleria, le uova Fabergé, i prodotti enogastronomici dop.

Oggi ci sono altri 5 milioni per tentare di dare una svolta a questo sito Unesco che perde irrimediabilmente visitatori (57% di presenze in meno in 15 anni). In attesa di vedere partire i lavori di messa in sicurezza del tetto e scomparire le impalcature che impacchettano il real sito, noi crediamo ci voglia “più pressione mediatica”, e non “meno”, in modo da evitare che questi fondi siano una nuova occasione di sprechi, come già è accaduto in passato, in primis con il restauro delle Ex Cavallerizze, un luogo espositivo costato 5 milioni di euro, aperto una volta soltanto e, oggi, in stato di assoluto degrado. O come la Quadreria: dovevano esserci mostre temporanee, mentre da quattro mesi, a causa dei servizi inutilizzabili dopo il crollo delle facciate, è usato soltanto come toilette di emergenza per i turisti.


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