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Rai: sindacati, l’11 giugno sciopero e manifestazione a Roma contro dl 66

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Le Segreterie Nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf Sal e Usigrai hanno indetto “una giornata di sciopero con manifestazione a Roma per tutti i dipendenti del gruppo Rai per il giorno 11 giugno 2014 contro il taglio di 150 milioni previsto dal Dl. 66/2014, che mostra evidenti profili di incostituzionalità”. L’iniziativa sarà illustrata in conferenza stampa dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, martedì 3 giugno alle ore 11.00, presso il Teatro delle Vittorie, a Roma in via Col di Lana sotto il titolo ‘Dl. 66/2014, le misure sulla Rai – rischi per il servizio pubblico radiotelevisivo – le iniziative del sindacato’.       

“Un taglio drastico -lo definiscono i sindacati- che non colpisce gli sprechi ma i posti di lavoro, creando le condizioni per lo smantellamento delle sedi regionali e ancor peggio per la svendita di RaiWay alla vigilia del 2016 (data in cui dovrà essere rinnovata la concessione per il servizio pubblico), lasciando intravedere inquietanti ritorni a un passato fatto di conflitti di interessi e invasione di campo dei partiti e dei Governi. Indicare in Raiway e nelle sedi regionali i luoghi verso cui operare vendite o riduzioni significa infatti far morire la Rai e compromettere seriamente il rinnovo della concessione per il servizio pubblico”.

“Il dibattito sul fatto che in tempi di crisi anche la Rai ‘deve contribuire al risanamento del paese’ risulta infatti affascinante quanto fuorviante, perché nasconde, dietro un’affermazione condivisibile, un’operazione poco trasparente, che rischia di mettere in ginocchio il servizio pubblico e la tenuta occupazionale nella più grande azienda culturale del paese. Altro tema, lo abbiamo già detto, è quello della discussione su come ridurre gli sprechi e riformare la più grande azienda culturale del paese, rispetto al quale i sindacati sono come sempre disponibili al confronto. Un confronto che non può avvenire se il campo non verrà sgombrato dall’idea che la rete possa essere usata per fare cassa”, concludono i sindacati.


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