«Quella dell’Unità dovrebbe diventare una vertenza nazionale», una battaglia «per il pluralismo, per salvare l’informazione democratica in questo paese». Così Paolo Butturini, segretario dell’Associazione Stampa Romana, intervenuto ieri alla conferenza stampa «L’Unità non si spegne» organizzata dai giornalisti e dai lavoratori nella sede della Federazione nazionale della Stampa. Un segnale pubblico perché si «scoprano le carte» e si abbia una risposta chiara sul futuro del quotidiano. Perché, se «a febbraio abbiamo festeggiato i nostri 90 anni, non vogliamo che il compleanno si trasformi in un funerale», ha detto Bianca Di Giovanni del comitato di redazione. Non sono mancate le testimonianze di solidarietà e l’hashtag #iostoconlunità è impazzato sul web, diventando il primo <CF322>Trend Topic</CF> di Twitter nella giornata.
Da dieci giorni ormai prosegue lo sciopero delle firme che continuerà fino al 5 giugno, martedì 27 si terrà la quarta giornata di sciopero e un altro giorno di protesta è previsto entro il mese. Il 5 giugno è una deadline, perché è stata convocata l’assemblea dei soci finora andata a vuoto e nella quale, come annunciato dall’editore Matteo Fago, è possibile una liquidazione della società editrice, la Nie, «con vaghi riferimenti all’incerto proseguimento delle pubblicazioni con una nuova società», spiega il cdr. A fine maggio inoltre finisce il nostro contratto di solidarietà (pagato dai lavoratori) «e noi ci ritroveremo in mare aperto, l’azienda avrà mano libera».
Il timore è «che da una liquidazione concordata con i lavoratori si passi a qualcosa di ingestibile». Come una chiusura o licenziamenti collettivi. Del resto ne abbiamo viste abbastanza, raccontano Simone Collini e Umberto De Giovannangeli, del cdr: «L’azienda non è riuscita a mettere in atto nulla tranne i tagli. I collaboratori non vengono pagati da circa un anno, le cronache locali di Firenze e Bologna non escono più», giornalisti e poligrafici senza stipendio da marzo fanno uscire il giornale «per senso di responsabilità». Quella «dismissione sotterranea» del giornale iniziata anni fa, una sottrazione silenziosa di strumenti, come la distribuzione sospesa in Sardegna, in Sicilia e in Calabria.
Giovanni Rossi, presidente della Fnsi che ci ha ospitati, avverte: «L’azienda si assuma le sue responsabilità senza ulteriori rinvii», rispettando gli impegni verso dipendenti e collaboratori e presentando «un progetto per il giornale». E se sarà creata una nuova società, prosegue, «tutto deve avvenire senza passaggi traumatici nella gestione del personale, con iniziative unilaterali» altrimenti si andrà allo scontro.
Butturini è diretto: «C’è poi una responsabilità del Partito democratico», «Bisogna avere il coraggio di dire se questa storia la vogliamo salvare o no. Io ancora non l’ho sentito, voglio una posizione ufficiale». Nella sala della Fnsi a corso Vittorio ci sono Stefano Fassina e Filippo Sensi, giornalista e portavoce del premier Renzi, che assicura un impegno reale e non solo solidarietà formale. Secondo Fassina, sempre vicino al nostro giornale, è «fondamentale il rilancio dell’Unità» anche come «lievito per una comunità democratica, critica e libera in un panorama mediatico che ne ha la necessità».
Da giorni riceviamo messaggi di solidarietà. Ieri da Gianni Cuperlo, («sono a Milano ma è come se fossi lì, sto seguendo la vicenda personalmente»), da Cesare Damiano («Leggo l’Unità dal 1970: non ho mai saltato un giorno perché trovo ancora notizie su temi sociali e del lavoro che tutti gli altri giornali trascurano»). Da Susanna Camusso con la Cgil nazionale a Maurizio Landini della Fiom che solidarizza in un tweet; e ancora dalla rivista «Confronti» il direttore Gillio («un giornale che ha saputo dare voce alle minoranze»), da Articolo21 (che ci ospita sul sito), dalla Consulta dei Cdr di Roma e Lazio, Psichiatrica democratica, il Forum del Terzo Settore e il Giornale radio sociale. E prima ancora dal Pd il vicesegretrio Guerini, il tesoriere Bonifazi, Barbara Pollastrini e Vincenzo Vita.
Attorno all’Unità ci sono interesse e affezione, come hanno dimostrato le vendite straordinarie degli inserti per i 90 anni. E ora usciranno due iniziative editoriali a trent’anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer: il 3 giugno il bellissimo supplemento di 96 pagine con le foto del nostro Archivio storico, interventi di ex direttori, da Reichlin a D’Alema e Veltroni, un ricordo di Claudio Martelli sul difficile rapporto con Craxi. Il sorriso del leader del Pci, al posto del quale, afferma Luca Landò, attuale direttore, «oggi c’è l’insulto e dilaga l’antipolitica. Se ci fosse stato oggi Berlinguer l’antipolitica avrebbe avuto tempi duri». L’11 giugno, inoltre, con <CF322>l’Unità</CF> uscirà il libro <CF322>In auto con Berlinguer</CF>, scritto dal suo autista, Alberto Menichelli, con una prefazione della figlia Bianca Berlinguer.
* Pubblicato sul quotidiano “l’Unità” del 25 maggio 2014