BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Paralleli Italiani

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Genny a carogna e i No Tav. Ottantamila persone, la polizia, Renzi, i Presidenti di Senato e Commissione Antimafia e tutto il Governo italiano, sono stati ostaggio del figlio di un boss camorrista, Gennaro detto “a carogna”, che sabato sera comandava l’Italia dagli spalti di uno stadio. Il Prefetto sostiene che con il capo ultrà “non c’è stata trattativa” ed effettivamente Genny, di testa sua, a un certo punto ha deciso che la partita si poteva giocare. Oggi Genny a carogna è a casa a godersi titoli dei giornali e gli osanna del mondo Ultrà. Quattro ragazzi No Tav hanno danno fuoco ad un generatore in un cantiere, non hanno messo in pericolo la vita di nessuno e non possono trattare con nessuno perché non hanno alcuna visibilità. Oggi sono in carcere con l’accusa di terrorismo. Quando succedeva con Fini al governo potevamo dire che erano fascisti, ma oggi? In un paese in cui una parte delle forze dell’ordine applaude degli assassini di Federico Aldrovandi e lo Stato omaggia i camorristi è abbastanza logico che finisca così.

I fascisti e il reato di trattativa. Il Sindaco di Predappio, eletto nelle file del Pd, vuole costruire il museo del Fascismo e difende la scelta sostenendo che i fascisti ci sono e quindi meglio dar loro un luogo in cui riunirsi.
In un libro gli intellettuali palermitani Lupo e Fiandaca sostengono che non si può condannare lo Stato che patteggia con le cosche mafiose perché non esiste il reato di “trattativa”.
Secondo questa logica dovremmo creare un luogo in cui le cosche possono incontrare i turisti, magari un Museo delle mafie, ma l’antimafia, come l’antifascismo non solo valori esigibili e fascisti e mafiosi non devono avere rispetto. In giornate come questa, così come in tutte le altre , preferiamo sostenere il Pm Di Matteo, che afferma che gli uomini delle istituzioni non possono trattare con i criminali: solo il fatto di sedersi allo stesso tavolo li legittima come interlocutori.

Silvio Cuffaro e Piero Pelù. Silvio Cuffaro, ex sindaco Udc del comune di Raffadali in Sicilia e fratello di Totò, condannato per favoreggiamento alla mafia, pare voterà il Pd alle elezioni europee perché ormai nel Partito democratico comunisti non ce ne sono più e quelli che ci sono non contano un c…
Piero Pelù, da sempre è un gran provocatore ma sa leggere bene la realtà che lo circonda. Anni fa cantava “Santiago” e raccontava la storia del neo santo Wojtyla che conversava allegramente con Pinochet, mentre i manifestanti venivano massacrati in piazza; oggi appella Renzi come il boy scout di licio Gelli.

Le parole di Cuffaro potrebbero essere archiviate come chiacchiere da bar e quelle di Pelù come le urla di un provocatore, ma il nuovo slogan renziano potrebbe essere “I voti non puzzano” e le reazioni dei “giovani leoni” del Pd dimostrano che il partito si sta allineando in maniera perfetta al proprio capo e che Berlusconi ha lavorato molto bene negli ultimi venti anni.

Totò Cuffaro e l’antimafia militante. Il favoreggiatore della mafia Totò Cuffaro riceve un vitalizio di oltre 6 mila euro mensili in qualità di ex consigliere regionale siciliano (ex perchè condannato a 7 anni di carcere). Soldi perfettamente legali dato che la sospensione dal vitalizio parlamentare è prevista solo per chi si macchia di reati contro la pubblica amministrazione: se sei mafioso, con sentenza passata in giudicato, invece la pensione ti spetta di diritto. E neanche il decreto Monti, recepito solo recentemente da Palazzo dei Normanni, hanno intaccato il bonifico mensile che ogni mese finisce in un conto corrente gestito da un procuratore nominato da Cuffaro.

Il mondo dell’antimafia sociale indipendente, di cui faccio parte, non riceve finanziamenti: ogni giorno deve inventarsi qualcosa, o chiedere ad amici e associazioni la possibilità di organizzare qualche iniziativa, per poter portare avanti l’attività contro le cosche, per la libertà di stampa, per la difesa dei valori della Costituzione e “Resistenza”.
I soldi vanno a Cuffaro, ma io credo che ogni uomo delle “istituzioni” dovrebbe vergognarsi di una situazione del genere e attivarsi per fare in modo che le tasse pagate dalle persone perbene non finiscano nelle tasche di chi ha scelto, seppur da una posizione privilegiata, la mafia alla Stato.

Fino ad ora lo ha fatto solo Claudio Fava, figlio del giornalista Pippo ucciso dalla mafia, e non penso sia un caso.


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