“Insieme per la riforma del sistema dei media”. Intervista a PAOLO GENTILONI

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Prima di addentrarci in questioni che riguardano il futuro della Rai in vista del rinnovo della Concessione (maggio 2016) chiediamo a Paolo Gentiloni, già ministro delle Comunicazioni (nella foto) un parere sul lavoro svolto dalla Commissione di Vigilanza riguardo al Contratto di servizio.

Com’è noto sono state apportate modifiche migliorative al testo originale (abolizione del bollino, la reintroduzione dei programmi d’intrattenimento tra gli obblighi di servizio pubblico e la precisazione che la Concessione non scade ma si rinnova): un motivo di orgoglio per Articolo 21 che si è fatto promotore di questi emendamenti.
Condivido assolutamente queste modifiche che vanno nella giusta riduzione. Le ritengo molto opportune; mi auguro soltanto che l’AgCom si assicuri che quanto previsto dal contratto sia posto in essere.

A proposito della Concessione, Articolo 21 ha da tempo aperto una consultazione pubblica rivolta principalmente agli studenti delle scuole superiori e delle università: un concorso a premi consistente nel riscrivere “la carta d’identità della Rai” in non più di dieci righe. Una giuria di quaranta personalità della cultura e dello spettacolo, presieduta da Sergio Zavoli, indicherà la migliore formulazione della mission del servizio pubblico per i prossimi vent’anni.
L’idea del concorso è ottima anche perché potrebbe venir fuori, proprio dai giovani, qualche suggerimento utile per il futuro dell’azienda.

A maggior ragione mi chiedo se sia opportuno, mentre si avvia una grande consultazione democratica, caldeggiata anche dai vertici della Rai e dai Ministri competenti, intervenire sul servizio pubblico con provvedimenti che esulano da un progetto organico di riforma: penso, ovviamente, alla “trattenuta” di 150 milioni.
Su questo tema credo che il Governo abbia preso una decisione certamente sofferta ma inevitabile – peraltro già anticipata dal Commissario Cottarelli nel quadro della spending review – non dettata, in alcun modo, dall’intenzione di condizionare la Rai. D’altronde, nessun membro del Governo ha spacciato questo provvedimento come un’anticipazione della riforma del servizio pubblico. Questo non è un intervento contro la Rai, ma una conseguenza dello stato di salute in cui versa il paese. Anche la decurtazione di una parte degli stipendi di alcune decine di dirigenti dell’azienda – come è accaduto ad altre aziende pubbliche – deve intendersi non come un’ingerenza ma solo come un contributo alla revisione della spesa. Mi dispiace che una parte dei lavoratori e dei sindacati, per quanto marginale, abbia vissuto questa decisione non come una “tegola” – il che è comprensibile – ma piuttosto come un’operazione politica. Mi spiace anche che si sia consentito di cavalcare questo malcontento a personaggi – come il senatore Gasparri – che certamente hanno in vario modo danneggiato la Rai – loro sì mossi da intenti politici – consentendogli di presentarsi come i paladini del servizio pubblico.

D’altra parte è altrettanto spiacevole – quand’anche fosse solo un espediente retorico – accomunare a Gasparri chi da sempre si batte per il rinnovamento e l’indipendenza della Rai, quasi si fosse stabilita una sorta di “alleanza”!
Ma quale alleanza! Chi potrebbe mai associare Articolo 21 a Gasparri o addirittura pensare che i sindacati dei lavoratori o l’Usigrai possano farsi infinocchiare dalle sue strumentalizzazioni!

Anche perché, come sai bene, nessuno più di Articolo 21 si è opposto agli editti bulgari, al partito Rai-set, alla Struttura Delta e a tutti i tentativi di ridimensionare il servizio pubblico a favore delle reti di Berlusconi.
Sono assolutamente d’accordo. Articolo 21 è stato sempre esemplare nella difesa della libertà d’informazione, dell’autonomia della Rai.

Come ex ministro della Comunicazione con una indiscussa competenza in materia, che cosa ne pensi della vendita di azioni di minoranza di Rai Way?
Non spetta certo alla politica indicare alla Rai come far fronte a questa esigenza di spending review. Questo è un compito proprio del vertice aziendale che, da quanto mi risulta, sta operando per una quotazione di minoranza di Rai Way. Ad esempio, se la Rai dovesse arrivare alla conclusione che sarebbe meglio – piuttosto che vendere quote di Rai Way – chiudere setto o otto dei canali televisivi aperti in questi anni (un caso unico in Europa!) magari riducendo anche eventuali sprechi, tutto questo non riguarderebbe il Governo. Tuttavia, se vuoi sapere come la penso, allora ti dico che mettere sul mercato quote di minoranza di Rai Way è una cosa sacrosanta. Tengo a sottolinearlo: questa è  soltanto una mia opinione, non quella del Governo. D’altronde la Rai di Zaccaria e Cappon aveva giustamente tentato questa operazione tredici anni fa con l’intento di valorizzare e non di svendere il servizio pubblico: un’operazione impedita dal Governo Berlusconi per evidenti motivi politici.

Prendendo atto del clima di tensione che si è venuto a creare, non sarebbe opportuno che i partiti e il Governo definissero una sorta di “moratoria” fino all’approvazione della nuova Concessione, evitando di intervenire sulla Rai con provvedimenti avulsi da una riforma sistemica del servizio pubblico.
Lo ribadisco, i 150 milioni non hanno nulla a che vedere con la riforma della Rai

Quali sono, a tuo parere, i cardini di questa riforma?
Noi dobbiamo approfittare del rinnovo della Concessione per disegnare una Rai a prova di futuro, far sì che il servizio pubblico, questa straordinaria risorsa, regga anche nei prossimi dieci-quindici anni. Abbiamo di fronte diverse questioni, ne elenco alcune: in che modo si distingue il servizio pubblico dai suoi numerosi concorrenti editoriali, addirittura centinaia, se ragioniamo in ordine di canali? Come consentire alla Rai un ruolo di avanguardia sul terreno dell’innovazione digitale (su questo terreno specifico, penso a quanto sta facendo la BBC)? Come ridefinire il canone anche secondo criteri di progressività, contenendo l’evasione? Quale dev’essere il  nuovo “perimetro” del servizio pubblico? E’ giusto avere un numero esorbitante di news che fanno capo a testate diverse? Quale dev’essere la presenza della Rai su internet, nella televisione ibrida? Infine, ma solo perché ne parliamo da sempre: come tenere fuori i partiti dalla Rai, quale governance …

…quale legge sul conflitto di interessi?
Certamente! Quindi a me piacerebbe molto se avesse luogo al più presto una grande consultazione pubblica, del tipo di quella di cui mi ha parlato, che coinvolga le giovani generazioni, i lavoratori, i dirigenti e i giornalisti della Rai, le istituzioni. Insomma, una grande discussione sulla Rai a prova di futuro.

A condizione che a nessuno venga in mente che difendere il servizio pubblico voglia dire conservare lo status quo!
Assolutamente d’accordo. D’altronde, so bene che sulla necessità di una radicale riforma della Rai, Articolo 21 è sempre stato in prima fila.


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