Il sequestro delle 276 studentesse in Nigeria da parte dei terroristi islamici di Boko Haram ha una enorme valenza mediatica. Per settimane è rimasto relegato nelle pagine interne dei giornali ed anche in internet non ha trovato adeguato spazio. Era l’ennesima notizia che arrivava da un paese che da almeno 5 anni è spazzato dalla violenza del terrorismo e dove le 1500 vittime registrate solo nei primi 4 mesi di quest’anno non hanno trovato una adeguata collocazione. Sono pressocché quotidiane le informazioni che arrivano dalla Nigeria nordorientale di stragi di innocenti, non solo cristiani ma ormai anche musulmani moderati entrati a pieno titolo nel mirino dei criminali che nascondo i loro eccidi dietro il libro sacro del Corano sostenuto da due fucili da assalto ovvero il simbolo di Boko Haram. Andare a messa la domenica ma anche ormai girare per le città del nordest è un pericolo ma non ci sono spazi informativi adeguati per parlare del gigante dai piedi d’argilla chiamato Nigeria che proprio nei giorni scorsi ha raggiunto il primato di prima potenza economica in Africa (superando il Sudafrica) ma che è dotato di un sistema di sicurezza interno fragile come carta velina dove anche la corruzione (diffusissima) ha permesso agli integralisti islamici di infiltrarsi nei gangli vitali dello stato compresi esercito, servizi segreti, polizia, governo, ministeri e parlamento come denunciò pubblicamente lo scorso anno il presidente Goodluck Jonathan.
Goodluck Jonathan ha ammesso solo il 4 maggio (ovvero dopo 19 giorni) che si trattava di un rapimento: insomma ha preso atto della sua disfatta solo di fronte alle crescenti pressioni internazionali che ne hanno messo in evidenza la totale impotenza con la richiesta a Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Cina di mandare truppe speciali per rintracciare i rapitori. Ancora un sussulto quando di fronte alla richiesta di trattativa per il rilascio delle ragazze ha detto “no” per poi fare marcia indietro nel giro di poche ore. A preoccupare il presidente sono le prossime elezioni in programma il prossimo anno a cui si ripresenterà dopo un contestatissimo mandato presidenziale. Deve però fronteggiare in questo momento la pressione delle famiglie delle ragazze che stanno animando molte proteste di piazza e l’ondata mediatica ed emozionale dell’opinione pubblica mondiale con le campagne lanciate sul web e non solo. Il presidente non vuole creare un pericoloso precedente relativo alle trattative per la liberazione delle ragazze (tra i 12 ed i 17 anni) ma non può neanche scegliere “la linea della fermezza” che porterebbe gli ostaggi a morte sicura. Va sottolineato che Amnesty International accusa apertamente il governo: l’allarme sequestro nel liceo di Chibok era stato dato con molto anticipo ma i soldati non hanno protetto la zona.
Boko Haram dimostra invece di usare con grande perizia i mezzi di comunicazione di massa. Il leader Abubakar Sheku nel video diffuso sbeffeggia istituzioni ed occidente, con occhi allucinati guarda fisso nella telecamera, mostra orgoglioso il suo fucile d’assalto, ispirandosi al più famoso Bin Laden. L’obiettivo dei terroristi è chiaro : dimostrare che il re è nudo ovvero che l’intero sistema nigeriano è fragile nonostante i successi economici ma è anche un severo monito alle nazioni che lo sostengono. In questa logorante guerra di nervi, è Boko Haram a mettere a sicuro il risultato.