Soddisfazione o soluzione? E’ questo il bivio che la politica ti mette spesso davanti. Se ti togli una soddisfazione e sfoghi tutto quello che hai dentro, poi stai meglio, ma non risolvi nulla. Se mandi giù il rospo e nonostante tutta la rabbia e la voglia di reagire, continui a portare avanti una proposta, la soluzione si avvicina.
Grillo – davanti alla mediocrità del PD e alla corruzione dilagante – pensa di poter perseguire entrambi gli obiettivi.
Togliersi la soddisfazione di attaccare tutti ed arrivare al giudizio universale, dove lui e Casaleggio divideranno gli Italiani in buoni e cattivi.
Una dittatura che – come al solito – si può rendere accettabile con una denominazione opportuna.
Il “potere della rete” somiglia molto alla “dittatura del proletariato”; formule fasulle di un potere collettivo, che invece nascondono sistemi soffocanti di potere esclusivo (se dissenti, sei cacciato).
La forza delle dittature elette democraticamente è effetto della scelta della soddisfazione da parte degli elettori, frustrati da crisi e corruzione, proprio come siamo noi oggi.. Allora vuoi mettere il piacere di dire “non ho votato nessuno” rispetto alle lunghe discussioni per difendere una scelta?
O il confort di dire “ho votato M5S per mandarli tutti a casa” piuttosto che dover impegnarsi nella critica selettiva per rendere costruttivo il voto?
La democrazia è faticosa e noi siamo esausti.
Ma abbiamo bisogno di materiale edile, non di dinamite.
Di soluzioni pubbliche, non di soddisfazioni private.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21