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L’Unità: Nie verso la liquidazione, il cda rinvia, scatta lo sciopero delle firme

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Nuova fumata nera nella vertenza l’Unità. Il cda rinvia ogni decisione a fine mese, i giornalisti in sciopero delle firme. Rischio chiusura. Solidarietà di Fnsi e Autonomia.
Ancora un nulla di fatto nella vertenza per salvare il giornale fondato da Antonio Gramsci. Nell’assemblea dei soci del 14 maggio si è deciso di non decidere, rinviando ad un altro cda a fine mese. Buio fitto sulla sorte della società editrice Nie (si parla di liquidazione) e sul nuovo assetto societario che dovrebbe scongiurare la chiusura de l’Unità. I giornalisti, dopo 4 giorni di sciopero, continuano la mobilitazione con lo sciopero delle firme. Intanto il Cdr scrive:

La nota del Cdr
“Comincia una nuova settimana e i lavoratori de l’Unità sono ancora in attesa di sapere dall’editore se e quando riceveranno gli stipendi loro dovuti e anche come lo stesso intenda far fronte all’aggravarsi della crisi economica della società editrice. L’Unità continua ad essere nelle edicole solo grazie al senso di responsabilità dei poligrafici e dei giornalisti, che continuano a non firmare gli articoli per protestare contro un atteggiamento dell’editore che rischia di portare alla chiusura il nostro e vostro giornale.

Passano i giorni ma dall’editore non arriva alcuna risposta né sul pagamento delle retribuzioni arretrate, né sul piano per salvare il nostro giornale. Per queste ragioni le redattrici e i redattori dell’Unità proseguono lo sciopero delle firme,

I giornalisti dell’Unità da oggi non firmano gli articoli. Una decisione presa in assemblea con la partecipazione del presidente della Fnsi e del vicepresidente dell’Associazione stampa romana.

Senza stipendio da marzo.
Passano i giorni ma dall’editore non arriva alcuna risposta né sul pagamento delle retribuzioni arretrate, né sul piano per salvare il nostro giornale. Per queste ragioni le redattrici e i redattori dell’Unità proseguono lo sciopero delle firme.
È la forma di protesta scelta per denunciare il comportamento dell’azienda e dell’editore Matteo Fago che hanno fatto della politica del rinvio la loro linea guida. Ci era stato detto che l’assemblea straordinaria dei soci del 14 maggio avrebbe dovuto assumere decisioni definitive sul futuro del nostro giornale e delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Unità.

Nulla di tutto questo è avvenuto. Si è scelto di rimandare ogni decisione a fine mese, mantenendo un atteggiamento inaccettabile fatto di opacità, di silenzi assordanti, di rimpallo di responsabilità. Responsabilità invece manifestata dai lavoratori che hanno continuato a garantire l’uscita del giornale nonostante l’ultimo stipendio percepito sia quello relativo al mese di marzo.

Decidere un’altra giornata di sciopero è per noi un pesante sacrificio, per più motivi,ma non esiteremo a farlo se dall’editore non dovessero arrivare in tempi brevi risposte esaurienti. Con scelte irresponsabili dell’azienda si mette a rischio il futuro stesso della testata.

Scongiurare il fallimento e la chiusura.
Noi faremo di tutto per contrastare disegni che possano portare al fallimento e alla chiusura dell’Unità. Ci batteremo in tutte le sedi perché sia garantito un futuro al nostro giornale e mantenuti gli attuali livelli occupazionali.

E chiediamo che questi impegni vengano fatti propri dal Partito democratico, che in questi giorni ha manifestato, insieme alla Cgil, solidarietà alla nostra lotta. È oggi che questa solidarietà, espressa finora soltanto a parole, deve tradursi in atti concreti e coerenti”.

La solidarietà della Fnsi
Il Segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha dichiarato: «Piena solidarietà alla protesta dei giornalisti dell’Unità. La Federazione italiana editori giornali – Fieg – si faccia parte attiva per l’apertura di un rigoroso e puntuale confronto».

«Lo sciopero delle firme all’Unità è l’espressione di una protesta civile, ma non perciò da considerare con sufficienza dall’azienda editrice, da troppo tempo inadempiente sul piano dell’iniziativa imprenditoriale e delle obbligazioni sociali verso i lavoratori, da due mesi senza stipendio. Il segnale “muto” del ritiro delle firme è la voce forte di una sofferenza profonda con la quale da mesi lavorano i giornalisti assicurando la pubblicazione del giornale, secondo una visione professionale e morale che trova la sua radice nella storia del giornale.

I silenzi e i continui rinvii dell’azienda sia sulle prospettive della progettualità editoriale, sia sulle garanzie per il lavoro e la continuità pienamente operativa della testata sono elementi di grande preoccupazione. L’azienda con tutti i suoi azionisti (i soci privati e, per la sua parte minoritaria, ma politicamente influente, il PD) hanno il dovere di parlare con chiarezza, di presentare il loro piano editoriale, di dichiarare, comunque, quali siano le loro reali intenzioni per il futuro, garantendo intanto le obbligazioni imprenditoriali e sociali di loro competenza.

Per tutte queste ragioni la Fnsi, nel confermare la solidarietà ai giornalisti dipendenti in stato di agitazione e ai collaboratori (i quali vantano arretrati nei compensi persino più prolungati nel tempo), chiede alla Fieg di farsi parte attiva per l’apertura di un rigoroso e puntuale confronto sul tavolo delle corrette relazioni industriali».

E quella di Autonomia e Solidarietà.
“L’assemblea nazionale di Autonomia e Solidarietà esprime piena solidarietà alla redazione de l’Unità.
Da giorni il quotidiano è in edicola senza le firme dei colleghi. Una forma di protesta cui la redazione è stata costretta per denunciare i gravi rischi che corre la testata fondata da Antonio Gramsci proprio nel 90° della sua fondazione.

Malgrado tre giorni di sciopero l’azienda e i soci non hanno ancora fornito alcuna risposta alle richieste di un piano di vero rilancio del giornale avanzata dal comitato di redazione.

L’assemblea nazionale di Autonomia e Solidarietà condivide la preoccupazione dei colleghi de l’Unità per il futuro della loro testata, sottolinea l’importanza di questa voce nel panorama dell’informazione del nostro Paese e sostiene la richiesta di chiarezza sulle prospettive e di certezza sugli assetti proprietari della società editrice avanzata dalla redazione con il pieno appoggio della Fnsi e delle associazioni di stampa territoriali.

Chiede a tutti di fare la propria parte per difendere l’Unità e per tutelare i diritti e l’occupazione chi vi lavora. Agli attestati di solidarietà è necessario che seguano atti concreti. Non si può più attendere.”


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