Un articolo su Repubblica, dal titolo “La Rai mi pagava di più. Mineo non paga la quota al Pd” mi rappresenta come un taccagno che avrebbe rifiutato di contribuire alla causa politica per la quale aveva deciso di impegnarsi. Non è così. Da quando è iniziata la mia avventura, ho versato nelle casse del Pd 27mila euro e ho sostenuto direttamente molte altre spese per le campagne elettorali e per tenermi a disposizione del collegio e del partito. Ho invece subito detto no a un contributo chiestomi in modo improprio e a candidatura già annunciata.Avrei dovuto pagare in quanto “inserito in lista in posizione utile”. Cioè per essere eletto! Non si compra un seggio al Senato, né lo si può vendere in forza di una legge “porcata” e incostituzionale. In seguito ho potuto constatare l’uso pessimo che il Pd siciliano faceva di questo “pizzo” e ho deciso che avrei preferito finanziare direttamente singole iniziative politiche e gruppi di giovani. Quanto ai vantaggi della mia precedente retribuzione, vi ho rinunciato per libera scelta. Ne ho fatto un accenno, nel contesto di una lettera privata e indebitamente resa pubblica, solo per spiegare come non mi sentissi in debito.