Scampia e Rione Sanità. Due quartieri che – definire tali – sarebbe riduttivo. Due città nella città, in realtà, che vivono di vita e luce propria in quel di Napoli. Eppure sotto i riflettori quei due quartieri ci sono – quasi sempre – per fatti di cronaca nera. Già, perché se nell’uno si è scatenata per l’ennesima volta la polemica intorno alla messa in onda della fiction “Gomorra”, nell’altro caso si torna a parlare di incubo faida. La camorra. Al centro c’è sempre lei. Coi suoi corsi e ricorsi storici. Coi suoi protagonisti vecchi e nuovi. Gomorra, si sa, ha fatto scuola. Tanto da contribuire al fiorire di una letteratura dell’antimafia che spesso di antimafia ha poco o niente.
Ma, come si dice, purché se ne parli. Ecco allora che, di fronte alla programmazione di Sky si è gridato ancora una volta allo scandalo. Ma quello che continua a non venir fuori, al di là delle polemiche sterili o meno, è la realtà di quei territori. Scampia. Come ha risposto il quartiere all’annuncio delle nuove puntate della fiction diretta da Stefano Sollima? Con la proiezione, proprio sotto la Vela Gialla, una delle poche rimaste in piedi tra quei mostri di cemento armato, di sei cortometraggi realizzati da abitanti, associazioni e registi del posto.
Sotto la supervisione dei produttori Gaetano Di Vaio e Gianluca Arcopinto hanno preso vita sullo schermo i video creati dai ragazzi del Laboratorio Mina, dedicato alla memoria di Gelsomina Verde, martire innocente di camorra, la cui vita fu spenta da spietati killer nel novembre del 2004. Ad applaudire alla proiezione di quei corti, i ragazzi del Laboratorio Occupato Insurgencia, i portavoce del Comitato Vele di Scampia, i volontari di Resistenza anti camorra. Ma soprattutto mamme e bambini di Scampia. Gente che in quei posti ci vive ogni giorno e vuole, sì che vuole, essere salvata. Te lo dicono con gli occhi, con un sorriso, con una parola. Te lo dicono e basta. Agli altri, specie alle istituzioni, il compito di ascoltare e raccogliere quelle istanze che vengono dal basso.
E ad ascoltare le voci della gente, in un lembo di territorio non molto lontano dall’area nord, sono state proprio le istituzioni pochi giorni fa. In una pizzeria divenuta il simbolo della legalità al Rione Sanità, dove il padrone di casa è Ciro Oliva, un ragazzo di appena 21 anni, che ha raccolto l’eredità di famiglia, si sono riuniti gli esponenti del municipio locale, guidato dalla presidente Giuliana Di Sarno. Nessuna solidarietà ai titolari del locale, erroneamente considerati nel mirino della criminalità, dati gli ultimi episodi (l’ennesima sparatoria serale una settimana fa nei vicoli a ridosso della pizzeria), quanto piuttosto il segnale che lo Stato se vuole può entrare in certi quartieri. Magari non solo in campagna elettorale, come è facile che accada – si sa – di questi tempi.