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Il saccheggio di Cinecittà

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Cinecittà il primo stabilimento cinematografico costruito in Europa è preda dei vandali che gestiscono lo stabilimento. Come è possibile questo disinteresse della politica e delle istituzioni nei confronti della cultura cinematografica e del possibile incremento economico che può dare il settore? Come è possibile che nessuno riesce a mettere a freno un gruppo di industriali, così si fanno chiamare, impegnati a distruggere il Mede in Italy del nostro artigianato che viene rivendicato solo durante le interviste televisive. Luigi Abete, invitato nelle trasmissioni in prima serata si impegna a dare il suo parere di banchiere. Ma i banchieri hanno la licenza di distruggere? L’altro simpatico toscano Diego Della Valle che, incita gli italiani a dedicarsi all’artigianato difendendo il Mede in Italy, offendendo e attaccando i dirigenti delle altre aziende perché non dedicano la loro opera industriale in Italia.

Ma sono solo parole, lui, come azionista di Cinecittà si comporta allo stesso modo. Ha distrutto l’artigianato del più famoso stabilimento cinematografico al Mondo. A Cinecittà è stata tolta la dignità e l’immagine dello stabilimento chiudendo l’ingresso principale di via Tuscolana, lo stabilimento è già stato ucciso. Promuovono nel loro sito internet i ristoranti costruiti internamente e gli eventi che si possono ambientare nelle costruzioni cinematografiche. Tutto questo è folle, Cinecittà è nata per creare, organizzare e produrre un prodotto filmico non un ristorante, eventi o matrimoni, si sta offendendo 80 anni di storia cinematografica italiana.

Ultima follia, all’interno dello stabilimento; nel 1999, il Produttore Dino De Laurentiis per la Universal con il regista Jonathan Mostow, produce un kolossal bellico “U – 571” investendo 140 miliardi di Lire per costruire due Sottomarini a Cinecittà. Queste costruzioni rimaste a Cinecittà, la settimana scorsa sono stati venduti a Cinecittà World, il parco dei divertimenti su la Pontinia negli ex Stabilimenti cinematografici De Laurentiis. Sicuramente, i dirigenti di Cinecittà ci racconteranno che per colpa della crisi non si producono più film, che ormai Cinecittà non serve più, ecc. ecc. Mi sembra di stare nel 1919 con la Repubblica di Weimar , il primo tentativo di stabilire una democrazia liberale in Germania dove ci fu un periodo di grande tensione e di conflitto interno nonché di grave crisi economica, chiusero teatri, cinema, biblioteche concludendosi purtroppo, con l’ascesa al potere di Adolf Hitler.

Anche se tecnicamente la costituzione del 1919 non venne mai revocata del tutto, il 1933 segna la fine della Repubblica di Weimar. E, mentre la storia sembra ripetersi, ci informiamo e sentiamo gli operatori del settore, scoprendo che nello stabilimento della ex De Paolis, oggi “Studios” e nello stabilimento REC, ci sono ben sei produzioni che hanno costruito ambienti scenografici per le loro riprese. Sei film contemporaneamente a Roma, ma nessuno gira a Cinecittà, come mai? Poi, notiamo la complicità del silenzio nelle istituzioni, nessuno ne parla, nessuno controbatte come se Cinecittà faccia partedi un altro territorio, il Sindaco di Roma Marino, che durante la sua campagna elettorale ha addirittura messo nel suo programma il rilancio di Cinecittà subito dopo le elezioni si è disinteressato completamente del tema.

La Regione Lazio ancora non riesce a organizzare la Filmcommission, il Mibac, in brevissimo tempo sono stati cambiati due Ministri. Renzi, come segretario del PD, si è tenuto la delega su la Cultura e, non credo che in questo suo momento politico abbia il tempo di dedicarsi alla cultura. Insomma, a chi tocca interessarsi di Cinecittà e fermare urgentemente questo scempio. Mi rivolgo al nuovo Ministro Franceschini, l’unico che può dare una sferzata alle istituzioni vicine per riattivare un sistema cultura e industriale di Cinecittà, bloccando al più presto il saccheggio artistico, culturale e industriale dello stabilimento cinematografico più famoso al mondo.


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