“La prima volta che ho conosciuto Andrea Rocchelli fu nel 2009, quando mi contattò perché gli serviva una guida-interprete per andare in Cecenia. Fu allora che lo misi in contatto con Andrey Mironov. Da quel giorno hanno cominciato a lavorare insieme e con loro feci il mio primo viaggio a Beslan, in Ossezia del Nord”. A ricordare il fotoreporter e il suo interprete uccisi in Ucraina è Ferdinando Maddaloni, attore impegnato nel teatro civile (suo il pluripremiato cortometraggio su Anna Politkovskaja, Concerto per voce solitaria) e promotore di un progetto di solidarietà per i bambini superstiti della strage di Beslan avvenuta nel settembre 2004. “Conobbi Andrey grazie al documentario dal titolo “Le finestre di Beslan” e mi colpì questo signore mite, con gli occhialini da professore, che parlava un italiano perfetto, quasi migliore del mio – ricorda Maddaloni. – Subito dopo lo contattai su skype e lui si offrì di accompagnarmi gratuitamente a Beslan nel mio primo viaggio nel villaggio osseta. Poi fui contattato da Andy. Fu così che ci incontrammo all’aeroporto di Vladikavkaz. Andy era un bravo fotoreporter, giovane ma molto preparato ad affrontare quei territori di guerra. Si fidava ciecamente di Andrey, molto attento nel preparare il viaggio in quei luoghi a rischio. Lui non era solo un interprete, ma un profondo conoscitore della storia non solo russa. Non a caso era amico fraterno della giornalista Anna Politkovskaja e di Natalia Estemirova”. Fu Maddaloni a portare Mironov a Napoli nel gennaio 2009, in occasione della presentazione del progetto “Arte, informazione e disinformazione ad arte” con la giornalista Conchita Sannino. Toccante l’ultimo ricordo di Andrey davanti alla sua prima ed unica pizza napoletana: “Gli chiesi se avesse paura per le sue denunce e lui mi rispose: Caro Ferdinando, sono riuscito a sopravvivere ai gulag. Cos’altro di terribile potrebbe accadermi?”.