di Pino Salerno
ROMA – Il Disegno di legge di revisione costituzionale elaborato dall’ineffabile ministra Boschi regala, ad ogni lettura più attenta, vere e proprie “chicche”. Il dibattito pubblico e parlamentare si è concentrato sulla riforma del Senato e sull’abolizione delle province. E ha saltato alcuni passaggi, pericolosi, che rischiano di avanzare e di essere approvati senza alcuna discussione. Alla vigilia dei seminari del Pd sul testo di riforma Boschi, vorremmo anche noi, sommessamente, segnalare una vistosa anomalia che abbiamo scoperto nel testo, che è leggibile sul sito del ministero delle Riforme.
Secondo il testo di riforma del Titolo V della Costituzione, all’articolo 117, lettera n), d’ora il poi lo Stato centrale si occuperà, tra le altre cose, della “programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica”. Cosa diavolo ciò voglia significare e soprattutto perchè scrivere una tale corbelleria in Costituzione non è dato sapere. Vogliamo sperare che si tratti di una bischerata, di una pericolosa bischerata. Perchè se fosse, invece, una scelta consapevole, allora dovremmo sollevare l’allarme generale e scatenare un ampio dibattito pubblico sul destino della ricerca scientifica in Italia – riformata e limitata dalla Costituzione.
Proviamo a immaginare cosa accadrebbe se questa riforma dovesse essere approvata in Parlamento. Oggi, la ricerca scientifica e tecnologica in Italia è affidata a tre soggetti: il sistema delle Università, statali e non statali, il CNR, Centro Nazionale delle Ricerche, ed Enti pubblici e privati di ricerca pura e applicata, sul modello dell’INFN, l’Istituto di Fisica Nucleare. Dappertutto è così. Nessuna Costituzione di nessun Paese si sogna di mettere paletti “strategici” o “programmatici” all’attività di ricerca scientifica e tecnologica, ma affida alla libertà e all’indipendenza dei ricercatori, anche in virtù delle alleanze scientifiche internazionali e del dibattito interno alla comunità scientifica, le scelte strategiche e gli indirizzi della ricerca. Ogni ricercatore sa bene che esiste un intreccio straordinario tra la ricerca pura e la sua applicazione tecnologica, nel bene o nel male, perchè sa bene che la scienza non è neutra. Gli studi sulla genetica e sul corredo cromosomico, ad esempio, hanno dato premi Nobel, ma sono stati applicati nel campo dell’ingegneria biotecnologica con gli OGM. Così come gli studi in Astrofisica sull’antimateria hanno generato ricerche sul positrone, ma hanno anche permesso di sviluppare la Tomografia ad Emissione Positronica che ha avuto un impatto straordinario nella lotta contro il cancro. E ciascun lettore potrebbe aggiungere decine di altri casi analoghi. Tuttavia, ciò avviene nello scambio consolidato e ormai standardizzato all’interno della comunità scientifica nazionale e internazionale, che definisce anche i cosiddetti “paradigmi” di scientificità.
Con la “bischerata” in Costituzione della ministra Boschi può accadere invece che siano il ministro della Ricerca e la sua burocrazia a individuare le “strategie” della ricerca scientifica e tecnologica. Ovvero, a vincolare il libero dibattito della comunità scientifica, trasformando alcuni ricercatori in piccoli burocrati ministeriali, che avranno il potere di vita o di morte su importanti e decisivi progetti di ricerca. Se invece di una “bischerata” si trattasse di una scelta consapevole della ministra, saremmo davvero nei guai, perchè ciò renderebbe concreto un atteggiamento culturale neoautoritario perfino nel campo, sensibile, della ricerca scientifica. E cozzerebbe contro quanto prescrive l’articolo 3 della medesima Costituzione che s’intende riformare. Cioè, si riformerebbe la Costituzione con un articolo palesemente folle, autoritario e incostituzionale. Un gran bel risultato.
Che fare dunque?
Intanto, occorre denunciare questo tentativo occulto di limitare e porre sotto controllo burocratico la ricerca scientifica. Poi, è necessario che l’intera comunità intellettuale e scientifica sollevi l’allarme sul pericolo che la riforma comporta. E infine convincere i parlamentari a cancellare questa ed altre norme folli contenute nell’articolo 117 della bozza di riforma della Costituzione a proposito dei nuovi compiti e delle nuove funzioni attribuite allo Stato centrale. Perchè se è questa la “rivoluzione” predicata da Renzi, non ci siamo proprio. Non sarebbe altro che un pessimo tentativo di stravolgere, da destra, la Carta costituzionale.
Da dazebao.it