BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Cittadino europeo? Sì ma solo se voti a casa tua

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Consapevole d’appartenere all’Europa e dunque assai interessata a votare, specie questa volta che oltre agli eurodeputati  noi cittadini eleggeremo anche il presidente della Commissione europea, mi pongo qualche domanda.  In ballo ci sono (in ordine alfabetico) il francese Bové che con il tedesco Keller appartiene ai Verdi, il lussemburghese Juncker (per i Popolari, già primo ministro e presidente eurogruppo), Martin Schulz (attuale presidente Parlamento Europeo, per i Socialisti), Guy Verhofstadt (già premier del Belgio e ora capogruppo dei Liberaldemocratici), Alexis Tsipras (leader del partito greco Syriza, per la Sinistra Europea). 

Tra le tante domande almeno una è andata (tristemente) deserta: “gli italiani che il 25 maggio si trovano temporaneamente in altro Paese europeo per studio o lavoro devono tornare in Italia per votare”?  La risposta ufficiale è: “no perché possono votare, previa domanda diretta al Sindaco del Comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, nel Paese membro in cui si trovano” Balle. Possono farlo solo se hanno presentato quella domanda entro il 6 marzo 2014. Coloro i quali in quella data manco ancora sapevano che sarebbero stati in altro Paese europeo, se vogliono votare devono per forza tornare in Italia anche se forniti di scheda elettorale portata dall’Italia! Dati i costi di trasferimento in ogni caso troppo elevati nonostante le tariffe scontate per elezioni e i disagi nel doversi sobbarcare anche lunghissime distanze in breve tempo, ben pochi rientreranno ed è un vero peccato mortale perché così perderemo i (probabilmente preziosi) voti dei tantissimi giovani sparsi per studio/lavoro nell’Europa Unita.

Unita?! Il fatto d’essere incapace d’organizzare seggi per i cittadini che le appartengono ma che si spostano liberamente (e senza preavviso) fissando in luoghi diversi i loro importanti impegni, indipendentemente dal Paese in cui hanno fissato residenza e cittadinanza (un po’ come capita per esempio nelle politiche in cui s’organizzano seggi volanti negli ospedali e in altri centri differenti dai propri seggi d’appartenenza) ci lascia più demoralizzati che perplessi…


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