Quando quella mattina del 9 maggio 1978 le BR fecero ritrovare il corpo senza vita di Aldo Moro in Via Caetani a Roma, tutti capimmo che tutto sarebbe cambiato, da quella data in poi. Che con quella Renault rossa ,da quel bagagliaio con il corpo di Aldo Moro sotto una coperta, sarebbe incominciato un periodo di speranze definitivamente finite e di crisi sociale dalle conseguenze difficili da anticipare. Oggi dopo 36 anni la crisi italiana cominciata in quel vicolo tra Botteghe Oscure e Piazza del Gesu’ invece che avviarsi a soluzione, sembra avvitarsi in se stessa alla ricerca di una soluzione. Le Br, servi sciocchi del potere o complici di quel potere oscuro, segnarono un punto decisivo a favore di quelle forze della conservazione , di trame e poteri eredi del fascismo che hanno dominato la nostra storia dagli anni ’60 in poi dello scorso secolo.. Quel giorno chi si opponeva in Italia al cambiamento ed alla giustizia sociale per mantenere il potere economico e politico di una vera “casta” , della P2 e della destra eversiva e mafiosa,impresse alla storia un marchio indelebile di restaurazione . Le br furono sconfitte dallo Stato ma soprattutto dal mondo politico e sindacale che vide in quell’assassinio di Aldo Moro il punto piu’ basso di attacco alla democrazia di quegli anni. Colpirono Moro per colpire il tentativo di portare gradualmente al potere la sinistra italiana,avviando quel processo di caduta del Muro di Berlino che avvenne poi 10 anni dopo. Ma uccisero Con Moro anche quella speranza di milioni di persone di vedere un altra economia, un’altra societa’ piu’ giusta. Non l’abbiamo piu vista,forse solo intravista. Perche’ quel blocco di potere che grazie alle br vinse quella partita, quel giorno di 36 anni fa, ha poi prodotto altri meccanismi politici per sostituire la Dc con il berlusconismo.
Ma quel 9 maggio 1978 la mafia, che di quel blocco politico conservatore faceva e fa parte integrante, uccise Peppino Impastato. E quel giorno crudele ci fece riscoprire di colpo cosa nostra nella sua faccia piu’ feroce, dopo i corteggiamenti di Stato che gli furono fatti durante i giorni del rapimento di Moro,come poi fu scoperto da persone come il generale Dalla Chiesa che.anche per questo fu ucciso anni dopo. E con quell’assassinio che si volle far passare ,con il solito depistaggio orchestrato da piduisti e loro amici, per atto terroristico del povero Peppino, si volle lanciare un altro messaggio di restaurazione: basta scherzare con il fuoco o con le Radio, il comando e’ nostro disse a nome della cupola Tano Badalamenti con quell’omicidio di Impastato. Ora si torna ai tempi degli accordi chiari dove si capisce chi comanda, altro che “trattativa”, mando’ a dire la mafia che con quel blocco di potere economico , politico e piduista aveva cementato ricchezze ed imposto una mentalita’ omertosa e violenta a quel conflitto sociale che si definiva il ’68. Anche in quel caso con Peppino finiva un’epoca di speranze. Che pero’ non sono finite e sono invece continuate negli anni, anche se ci sono volute altre morti eccellenti, altre stragi. Oggi a quel blocco di poterei mafioso si contrappone anche una societa’ di giovani e persone che chiedono la normalita’ della vita e della politica, la garanzia di un futuro diverso da quello imposto per anni da chi uccise le speranze in quel 9 maggio di 36 anni fa.
E’ per questo che possiamo ancora sperare in Verita’ e Giustizia, in una societa’ senza diseguaglianze e poverta’ materiali e culturali. Anche se molti dati ed indicatori ci dicono che si va in direzione diversa. Ma proprio per questo, anche in nome di Peppino Impastato e dei suoi 100 passi, possiamo andare in direzione ostinata e contraria (come diceva il poeta di questi anni) con le idee e la forza di potercela ancora fare. Anche con una informazione giusta e corretta, in nome della nostra carta Costituzionale, non a caso citata piu’ volte da Aldo Moro nella sua lunga marcia politica,interrotta quel mattino di 36 anni fa.