238 uomini sono morti nell’esplosione di una miniera a Soma nella provincia di Manisa nella Turchia occidentale, tra loro anche un ragazzo di 15 anni, circa un centinaio di persone risultano ancora intrappolate nella miniera. Morire intrappolati in una miniera o per altre cause legate al lavoro in questo millennio sembra assurdo, la tecnologia ha fatto passi da gigante, ma ancora molte persone sono costrette a lavorare in condizioni disastrose e fra i lavoratori più a rischio nel pianeta ci sono circa 150.000.000 di bambini.
Il lavoro dovrebbe migliorare la qualità della vita delle persone, è il mezzo con cui si baratta una prestazione fisica o intellettiva, per un determinato periodo di tempo, con quanto c’è di necessario per vivere un’esistenza dignitosa, non dovrebbe essere un ricatto, non dovrebbe avere niente a che fare con la schiavitù. Le notizie delle grandi sciagure come questa di queste ore in Turchia, o come quella del crollo del palazzo Rana Plaza nel Bangladesh dello scorso anno dove morirono più di 1000 persone, suscitano indignazione sul momento, parole di circostanza dei leader politici, promesse e appelli vari, ma se guardiamo le statistiche sembra che niente venga attuato concretamente per evitare queste tragedie. Ogni giorno circa 6000 persone muoiono per cause legate al lavoro (infortuni, malattie professionali), un totale che si aggira attorno ai 2.000.000 l’anno di cui circa 12.000 bambini .
The International Trade Union Confederation ha ipotizzato che prima della fine dei lavori nel Qatar per i mondiali di calcio del 2022 le vittime sul lavoro potrebbero arrivare a 4000, in Brasile durante la realizzazione delle opere e infrastrutture per i prossimi mondiali sono morti 8 operai. Spesso i lavoratori che producono per il mercato occidentale oggetti che rientrano nel nostro uso quotidiano vivono in vere e proprie fabbriche lager, queste disumane condizioni di lavoro non sono solo presenti in Cina, in India, nel Bangladesh e nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, sono presenti anche sul nostro territorio. Lo scorso dicembre a Prato morirono 7 persone bruciate nel capannone dove lavoravano, vivevano e dormivano, nel 2011 a Barletta 5 operaie persero la vita sotto le macerie della palazzina in cui lavoravano per 4 euro l’ora. Metà della forza lavoro mondiale lavora per meno di 2 dollari al giorno, le violazioni dei diritti dei lavoratori e la repressione sono in costante aumento, ogni anno vengono uccisi, arrestati e licenziati i lavoratori e i cittadini che cercano di rivendicare i diritti più elementari.
La mancanza di lavoro è ovviamente una delle cause della povertà, ma sono molti nel mondo che vivono, pur lavorando, in condizioni di miseria assoluta.
In Italia sono in aumento i “working poor “ i lavoratori che percepiscono una retribuzione inferiore ai due terzi della media della distribuzione dei salari orari. Negli ultimi anni il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi, questo ha portato ad una riduzione dei diritti dei lavoratori, chi non ha perso il lavoro ha subito un impoverimento sostanziale del potere d’acquisto del proprio stipendio, gli orari di lavoro si sono mediamente allungati e le retribuzioni sono diminuite. Il prezzo più alto della crisi economica è stato pagato dalle persone comuni mentre i ricchi hanno continuato indisturbatamente ad arricchirsi. Molte fabbriche italiane sono state delocalizzate nei paesi dove il costo del lavoro è più basso, poco o niente hanno fatto i governi per proteggere il made in Italy. Le ultime legislazioni hanno sempre più tagliato i fondi destinati alla ricerca e all’innovazione, la creatività tutta italiana che negli anni ‘60 aveva portato al boom economico e alla nascita di imprese create da persone che avevano un concetto del lavoro estremamente all’avanguardia, come la Olivetti di Ivrea, sono un ricordo ormai sbiadito nel tempo. Il nostro paese detiene record negativi , fra cui il triste primato europeo di morti sul lavoro.
Oggi è un giorno triste per la Turchia, ogni giorno è un giorno tragico per migliaia di persone in tutto il mondo, il capitalismo e l’avidità di pochi uccidono ogni anno milioni di persone.