Quanta violenza, nel nostro complessivo DNA, occorre possedere per arrivare al punto di pestare (nel senso di salirci proprio sopra!) il corpo inerme e senza (più) difese di un nostro simile? Così tanta che molti di noi (fortunatamente) riescono manco a immaginarla perché il pensarci su fa fisicamente troppo male… Il Capo della Polizia, ancor prima d’identificare il suo sottoposto, l’ha definito un “cretino da sanzionare” (intanto altri della serie procedevano più o meno allo stesso modo) e tale espressione è stata dai media definita “senza mezzi termini”. No, dottor Pansa (e media): quello -e gli altri suoi omologhi- non è un cretino inteso volgarmente come “privato della facoltà di pensare” bensì un violento dal quale, ragionandoci un po’ su magari con l’aiuto di psicologi possibilmente criminologi, potrebbe pur uscirne diagnosi ben più “pericolosa” di cretino…
Ciò premesso è (urgentemente) il caso di rivedere i criteri (più che i cretini) con cui si arruolano gli elementi che poi andranno a compattare le cosiddette “forze dell’ordine” sempre che, ovviamente, per ordine s’abbia ancora da intendere istituzione politica e sociale di s(S)tato che, nel nostro caso, è democratico, non similnazifascista. Quand’anche il “cretino” -espresso da Pansa- corrispondesse al vero e cioè che quel soggetto (e suoi omologhi) fosse affetto da “privazione della facoltà di pensare” come intenderebbe armonizzarlo, pur dopo le sanzioni previste, con il suo reinserimento nell’Ordine politico e sociale del nostro stato democratico?