Anche in tempi di crisi ci sono grosse contraddizioni ed una delle più stridenti è lo spreco di cibo. Ne ha parlato anche papa Francesco il giorno di Pasqua dicendo: “Aiutaci a sconfiggere la piaga della fame, aggravata dai conflitti e dagli immensi sprechi di cui spesso siamo complici”. Effettivamente, le dimensioni del fenomeno sono impressionanti: in Italia solo lo spreco alimentare domestico, cioè il cibo che le famiglie buttano perché scade prima che venga mangiato, vale 8,7 miliardi di euro, pari allo 0,5% del PIL. Il fenomeno però non si limita qui, dato che molti alimenti vengono buttati prima di essere acquistati nei negozi o nei supermercati perché prossimi alla scadenza. Quello che si potrebbe fare per aiutare le fasce più deboli della popolazioni se si recuperasse tale spreco è facilmente immaginabile: Coop Lombardia, che grazie al progetto “Buon Fine” ritira dagli scaffali il cibo pochi giorni prima della scadenza e lo dona alle Onlus vicine ai vari punti vendita, nel 2012 ha recuperato 369 tonnellate di merce per un valore di 2.127.243 euro, garantendo un pranzo a 3.247 persone. Perché le buone pratiche come questa o come quella del Banco Alimentare sono isolate? Perché non c’è un coordinamento nazionale che lavori a recuperare il cibo invenduto per dare da mangiare a chi ha bisogno?
A questa situazione vuole porre fine il viceministro dell’agricoltura, Andrea Olivero, esponente dei Popolari per l’Italia, che, in occasione della Giornata della Terra, ha dichiarato: “Convocherò al più presto il mondo della produzione e soprattutto della distribuzione, insieme alle grandi reti sociali che provvedono ogni giorno ad aiutare centinaia di migliaia di famiglie. Con queste parti sociali vorrei cercare di trovare soluzioni per ovviare a questa situazione scandalosa e dare risposte concrete e operative. Sulla scia del Banco alimentare e delle tante iniziative che sul territorio sono nate in questi anni – conclude il senatore Olivero – è importante che anche le istituzioni si facciano carico di questi problemi”.
La determinazione del viceministro fa presagire un tavolo che andrà subito al concreto, cercando di spingere tutti gli attori a collaborare per riuscire a sfruttare al meglio questi alimenti che ora vengono buttati. Se si considera che i numeri sopra riportati si riferiscono ad una sola catena di supermercati (la Coop) e ad una sola regione, si capisce bene che l’eventuale avvio di un piano nazionale per il recupero del cibo potrebbe, senza costar nulla allo Stato, mettere rapidamente in circolo un numero elevatissimo di risorse per chi è più in difficoltà a causa della crisi. Lo sa molto bene il viceministro Andrea Olivero che fino alla fine del 2012 è stato presidente delle ACLI e, dunque, conosce a fondo i problemi legati all’elaborazione di progetti concreti per rispondervi. Elaborare un piano nazionale contro lo spreco di cibo è una bella sfida che, anche in vista di un Expo il cui tema è “nutrire il pianeta”, non possiamo permetterci di perdere, o, meglio, di sprecare.