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Siria, i neocon dietro lo “scoop” di Hersh?

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Il Foglio di oggi è molto circostanziato: i fatti raccontati da un giornalista americano (che dovette scusarsi pubblicamente con un ex ambasciatore statunitense per averlo coinvolto senza prove nel golpe cileno) e relativi alla responsabilità turca nell’attacco chimico alla periferia di Damasco, opera degli insorti, sembrano proprio basarsi su informazioni farlocche, verosimilmente fornite da un ex funzionario del Pentagono di fede ultra-bushiana e estromesso dai rapporti top secret per sante ragioni (affari d’armi andati male in Africa) dalla nuova amministrazione, il signor Michel Maloof.

Il Foglio spiega anche con correttezza e precisione, grazie alla penna di Massimo Rainieri, che la tesi dei dieci qaidisti sorpresi con il sarin nelle mutande non regge. In primis perché nove di loro furono rilasciati, cosa il giornalista americano non riporta, e poi perché portavano antigelo. Inoltre il laboratorio britannico che avrebbe svelato la natura del gas impiegata nel massacro, diversa da quella del gas in possesso dell’esercito siriano, smentirebbe di netto, confermando quel che ha detto l’indagine Onu: il gas usato nel massacro è lo stesso che avevano gli uomini di Assad.

Il Foglio dice molte altre cose, che a noi appaiono precise, proprio come a Barbara Spinelli appaiono precise le tesi sostenute dallo scoop pubblicato da La Repubblica. Ad esempio che è stato provato da periti balistici che l’attacco è partito proprio da postazioni controllate da unità dell’esercito siriano, e non il contrario, come si afferma nello scoop confutato da indagini successive e ad oggi avvalorate dal rapporto ONU.  Ma aggiunge un dettaglio interessante, di stile. La mail, già nota, inviata da una giornalista di Repubblica alla ministro di Assad, signora Boutheina Shaaban, che comincia così: “mia adorata Boutheina, quanto mi manchi.”

* da “Il Mondo di Annibale”


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