#Rai2016, ciò che va tagliata è l’interferenza impropria di governi, partiti e lobbies

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Ci saremo alla assemblea indetta dall’Usigrai e qui annunciata da Vittorio Di Trapani. Ci saremo non solo in segno di solidarietá, ma perché condividiamo il percorso indicato e che, non a caso, segna anche l’iniziativa “Una carta di identitá per la nuova Rai”, che vede con Articolo 21 decine di associazioni di giornalisti, autori, produttori, studenti, insegnanti… Ci saremo perché non si tratta di difendere un vecchio mondo che non ci affascina e non ci appartiene, al contrario si tratta di promuovere una offensiva riformista capace di portare l’Italia in Europa anche nel settore della comunicazione.

Mai come in questo caso ci sembra azzeccato lo slogan ” Cambia verso all’Italia”. Eppure proprio in questo campo non si scorgono ancora i segni della novità.
Il dibattito sul conflitto di interesse langue, di modifiche alla legge Gasparri non si parla piú, per la Rai sono stati annunciati tagli, per altro decisi con modi e metodi non condivisibili e dagli esiti che potrebbero rivelarsi disastrosi.

Per questo ci sembra giusto rompere il velo della ipocrisia e del silenzio complice. Per la Rai, e non solo per la Rai, occorre aprire la stagione del confronto, della pubblica discussione, del rafforzamento della autonomia editoriale, politica e finanziaria. Il primo indispensabile taglio va operato proprio eliminando ogni interferenza impropria dei governi e delle forze politiche, a prescindere  dal loro colore. Serve dunque una legge che cambi la fonte di nomina, definisca la missione editoriale, esalti e non deprima i valori della autonomia e della indipendenza. Dentro questo cammino sarà doveroso riformare radicalmente le stesse modalitá organizzative della azienda ponendo fine a duplicazioni, sovrapposizioni, sprechi ed appalti esterni non sempre giustificato e giustificabili.

In ogni caso questo percorso dovrà essere compiuto nel confronto tra le  parti e coinvolgendo, alla vigilia del rinnovo della concessione del 2016, anche i cittadini che ancora pagano un canone e che hanno il diritto di essere consultati, così come decise di fare la BBC in uno dei momenti piú delicati della sua storia. Per questo ci piace l’iniziativa dell’Usigrai perché non ha il sapore di una battaglia corporativa e di retroguardia di chi vorrebbe difendere l’esistente perché incapaci di guardate al futuro e di saper cogliere anche le opportunitá offerte da una fase di possibile riforma e cambiamento.

Disponibili dunque al confronto piú duro e senza tabú, in disponibili, invece, ai colpi di mano, ai decreti al limite della costituzionalità  agli atti che possono avviare la liquidazione di un bene pubblico. Siamo sicuri che prevarrà il metodo del confronto, magari a partire proprio da quel testo di riforma presentato dal l’allora ministro Paolo Gentiloni e che fu bloccato dagli opposti estemismi del partito del conflitto di interessi e dal blocco dei conservatori Rai, allora fusi insieme nel cosiddetto partito Raiset.

Articolo 21, dunque, non solo ci sarà, ma da oggi aprirà anche il suo sito alla discussione sul futuro della Rai e dell’interno sistema mediatico.


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