Stiamo arrivando alla resa dei conti. Per mantenere gli impegni il Governo deve por mano ai tagli. Infatti i vantaggi da riduzione dello spread, da acquisti di Bond da parte della BCE, da allentamento dei vincoli di bilancio dell’Unione Europea, si spalmeranno, come tutti speriamo, sul nostro futuro ma non sarebbe saggio metterli subito in conto, non sarebbe una prova di determinazione né di fiducia in noi stessi. Ecco che servono risparmi per onorare le cambiali. Niente di grave, perché tagliare in modo saggio può essere più di sinistra che rimettere le briciole a lobbies e consorterie varie (come si faceva sempre sotto elezioni).
Naturalmente il problema è quali tagli? Poche le indicazioni a disposizione dei giornali in edicola. “Piano in due tempi”, scrive il Corriere, che annuncia “sforbiciate su motorizzazioni e consorzi”. Tutto qui? No, in Italia c’è sempre una casa da mettere al pizzo. Repubblica: “Un miliardo di sprechi. Ecco tutti i conti sugli immobili di Stato”. Un miliardo pagato in affitti nonostante il vasto patrimonio immobiliare dello Stato. Per la Stampa ancora non basta. Ci vuole una “Stretta sulle municipalizzate”. Come sarà?
Mi permetto una proposta e un consiglio. proposta: rinunciamo a tutti – dico tutti – gli uffici personali di Senatori, Deputati, Presidenti di Commissioni, Capi Gruppo. Restituiremmo così un gran numero di immobili, per cui si pagano canoni costosi, nel centro di Roma. In cambio sarebbe bello utilizzare gli ampi spazi che si libererebbero, anche all’interno del patrimonio immobiliare dello Stato, per organizzare servizi in comune, sale per la lettura, per riunire intorno a un thè questo o quell’ufficio di presidenza, salottini dove tenere incontri riservati. Sarebbe moderno e confortevole, un sacrificio solo per l’ego del politicante tronfio del suo status. Seconda raccomandazione. Renzi ricordi il referendum sull’acqua e la volontà popolare che allora s’è espressa. E mantenga in mano pubblica tutto quel che si può salvare. Non trasformi Comuni, spesso prostrati dalla speculazione in derivati, in enti senza autonomia. I loro Sindaci in senatori squattrinati, a Roma, per mendicare provvidenze dal governo con cui turare le falle del bilancio.
E siamo alle “riforme”, materia su cui Giannelli annuncia “L’ultimo assalto di Forza Italia”, coi bersaglieri Brunetta e Gasparri, capitanati da un Cadorna – Berlusconi, specialista nel lancio della stampella. “Forza Italia divisa sul patto con Renzi”, scrive il Corriere. Divisa, sé, con Giuliano Ferrara che scrive a Berlusconi “non fare cazzate”. Gli chiede di “non farsi impappinare di nuovo da una mediocre logica di partito e di liste, fregarsene delle percentuali di voto, specie non essendo lui in campo e dovendo battersi da prigioniero della democrazia”. Insomma di non “inseguire la lepre di una rivincita a breve, ma di curare il proprio status di vittima eminente del ciclo della giustizia italiana”. Così si capirà che “il prigioniero è decisivo per cambiare l’Italia, non importa se avrà il venti o il 18% alle europee”. E che Matteo è solo l’erede del grande innovatore (incompreso) Berlusconi Silvio!
Vittorio Feltri, invece, veste i panni dell’osservatore désabusé: “No Silvio, no riforme”. Il governo è già in affanno – scrive – e il ventre della sinistra gravido di contraddizioni. “Per assurdo la durata di Renzi dipende dalla libertà di Berlusconi di dargli una mano. Ma se Berlusconi non ci sarà, non ci sarà neanche la sua mano. Mors tua, mors mea”. Ovvero. urge far saltare quello che il Giornale definisce “Piano blocca Berlusconi”. Il poverino costretto ai servizi sociali – spiega il giornale di famiglia – non potrebbe più andare neanche da Bruno Vespa, perché costretto a rientrare presto la notte. Niente più comizi se non a Milano, né summit a Villa Certosa, né il gusto di “incontrare Grillo”. Una intollerabile violazione della libertà personale. Un insulto al principio dell’habeas corpus. Come l’omonimo Silvio Pellico, anche Silvio B scriverà “Le mie prigioni”.
Ma c’è una novità. Non sapremmo dirvi al momento se sia invenzione mediatica o (geniale) apertura politica. Il Corriere parla di “Ultimatum del governo a Berlusconi” e Repubblica svela quale sarebbe “il piano B” di Boschi e Renzi. Se Berlusconi fa le bizze, “maggioranza al Senato con SEL ed ex grillini”. Il governo farebbe dunque sua la nostra proposta (Chiti, Tocci, Casson) e cercherebbe, come gli consigliamo da tempo la convergenza con i fuoriusciti dal movimento 5 Stelle e con SEL. Campanella e De Petris fanno parte, come me, della Commissione Affari Costituzionali. E la cosa interessante è che persino NCD e UDC e Scelta Civica si sentirebbero sollevati, se non dovessero più dipendere dai ricatti di Brunetta e Gasparri e dagli umori del condannato.
Che farà Renzi? Darà retta a Feltri, meglio Silvio che professori e civatiani. O accetterà il fastidio di qualche critica costruttiva pur di togliersi dalle mani di Verdini?