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“Post-Sinistra. Cosa resta della politica in un mondo globalizzato”

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Crollo delle grandi ideologie, pensiero unico, fusione delle appartenenze politiche e “programmatismo” sembrano le uniche certezze del nostro periodo. Eppure per Marco Revelli si tratta di certezze sbagliate, ingannevoli o, almeno, solo apparenti perché mai come in questo periodo c’è stato bisogno, al contrario, di esaltare la distinzione tra un fare e pensare “ a destra” e uno “a sinistra”, di una netta contrapposizione fra un pensiero e una visione di “destra” e una di “sinistra”.
In una sorta di pamphlet edito da Laterza intitolato “Post-Sinistra. Cosa resta della politica in un mondo globalizzato”, l’intellettuale piemontese ribadisce come proprio in questo tempo – dove l’attenuarsi del contrasto tra opposte identità collettive si dice sia il segno di un passaggio della politica dall’infatuazione ideologica a una conquistata dimensione pragmatica – è ancora più evidente la contrapposizione fra le ragioni di Destra e Sinistra. Proprio oggi, in cui il premier italiano, proveniente da uno schieramento di centrosinistra, adotta stili e politiche più vicine al berlusconismo, ci sarebbe bisogno di una vera, autentica Sinistra, in un mondo che negli ultimi trent’anni , sotto la bandiera neoliberista, ha aggravato le disuguaglianze sociali. Per Revelli, insomma, altro che superare le contrapposizioni ideologiche, semmai è arrivato il tempo di accentuarle, perché “le ragioni della contrapposizione Sinistra-Destra sono ancora tutte lì, sul tappeto “globale”, potenziate e ingigantite dall’unificazione dello spazio planetario”. Semmai ci si dovrebbe scandalizzare del contrario,  e cioè dell’appannamento della Sinistra che si manifesta proprio nel momento in cui esplode il flagello della diseguaglianza (nazionale e mondiale).
Per Revelli, quindi, occorre non confondere la crisi dei contenitori politici quali sono stati e sono ancor oggi i nostri partiti – la cui credibilità e legittimazione popolare è ridotta quasi allo zero – con una presunta superiorità della dimensione programmatica rispetto alla dialettica delle appartenenze ideologiche. Se il sistema della politica e dei partiti, nell’immaginario collettivo, rappresenta una casta o un’oligarchia, non significa che non si debba più credere alla politica. La vera sfida, invece, è creare un nuovo soggetto che parli e agisca davvero a sinistra per provare a rimediare ai danni novecenteschi dell’assolutismo economico.


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