Figlia di un papa, tre volte moglie (un marito assassinato), un figlio illegittimo… tutto in soli 39 anni, in pieno Rinascimento. Una vita incredibile, da raccontare. Ci hanno provato scrittori, filosofi, storici. Di recente sono state dedicate a Lucrezia serie televisive di successo in Italia e all’estero. Ora, eccezionalmente, il premio Nobel Dario Fo, staccandosi da ricostruzioni scandalistiche o puramente storiche, ci rivela in un romanzo tutta l’umanità di Lucrezia liberandola dal cliché di donna dissoluta e incestuosa e calandola nel contesto storico di allora e nella vita quotidiana. Ecco il fascino delle corti rinascimentali con il papa Alessandro VI, il più corrotto dei pontefici, il diabolico fratello Cesare, e poi i mariti di Lucrezia, cacciati, uccisi, umiliati, e i suoi amanti, primo fra tutti Pietro Bembo, con il quale condivideva l’amore per l’arte e, in particolare, per la poesia e il teatro. Tutti pedine dei giochi del potere, il più spietato.
Una vera accademia del nepotismo e dell’osceno, tra festini e orge. Come oggi. Perché il romanzo della famiglia dei Borgia è soprattutto la maschera del nostro tempo che, visto attraverso il filtro di quel periodo, ci appare ancora più desolante e corrotto.
Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997, continua ad avere larga popolarità in Italia e all’estero. Grandissimo il successo del libro con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, Il Grillo canta sempre al tramonto (Chiarelettere 2013), e del suo tour nelle grandi città per presentare in forma di spettacolo il libro-testimonianza di Franca Rame, In fuga dal Senato (Chiarelettere 2013). Tra le altre sue opere, L’amore e lo sghignazzo, La Bibbia dei villani, Una vita all’improvvisa e L’apocalisse rimandata, tutte pubblicate da Guanda. Il suo teatro politico rimane un modello per le nuove generazioni.