Incentivi per auto dal 6 maggio. Ma l’ecologia è un’altra cosa

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di  Alessandro Ambrosin

ROMA – Nonostante gli italiani continuino ad arrivare a stento a fine mese, il ministro dello Sviluppo economico ha pensato bene di firmare il decreto che dal 6 maggio introduce nuovamente gli incentivi per le auto ecologiche. Ben 63,4 milioni milioni di euro tra incentivi avanzati nel 2013 e quelli previsti per il 2014 (30 milioni ndr), per favorire l’acquisto di auto cosiddette ecologiche in un momento in cui il mercato automobilistico è in crisi perenne.

L’Italia arriva come al solito un po’ tardi rispetto al resto dell’Europa in tema di ecologia, se mai ha avuto una politica in tal senso. Tuttavia viene da chiedersi se sia veramente necessario stanziare svariati milioni per ridare fiato alle multinazionali delle quattro ruote. Se la salvaguardia dell’ambiente fosse veramente nell’agenda politica dei governi che si sono susseguiti negli ultimi vent’anni, e se le leggi avessero imposto ai costruttori di vetture un orientamento ecologista, la situazione sarebbe molto diversa rispetto alla catastrofica situazione ambientale del Bel paese.

Pensiamo ai non investimenti fatti sulle piste ciclabili e a incentivi mai visti sulle due ruote, che non solo eliminano definitivamente l’emissione del dannoso CO2, ma potrebbero portare benefici alla salute degli italiani. Invece, la penisola rimane ancora il fanalino di coda dell’Europa. Inutile raccontare che sono stati fatti passi da gigante. Siamo ancora lontani anni luce da uno stile di vita più sobrio, pulito e soprattutto rispettoso dell’ambiente. Monaco di Baviera ha oltre 1000 chilometri di piste ciclabili, Roma arriva ad appena 100.

Ce ne vorrebbero di progetti “Vento”, la pista ciclabile più lunga d’Italia che dovrebbe collegare Venezia a Torino. Un obiettivo necessario, in un Paese come l’Italia, di cui se ne discute dal 2012, ma che non è ancora decollato definitivamente. Ma a parte i 679 chilometri che offriranno, si spera a breve, un panorama unico e impareggiabile in pieno stile ecologista, le piste ciclabili servono soprattutto dentro le città, nei centri storici, nelle periferie e ovunque ci sia bisogno di salvaguardare il nostro patrimonio storico artistico.  E che convenienza anche sul piano economico, fa saper il dipartimento di infrastrutture e progettazione del Politecnico di Milano, il quale ha calcolato che i 40mila chilometri di piste ciclabili tedesche producono ben 8 miliardi di indotto all’anno.  

Ci hanno visto lungo gli olandesi negli anni ’60, o meglio il gruppo anarchico Provo che battagliò per anni contro il comportamento antisociale degli automobilisti, promuovendo i benefici del mezzo a due ruote. All’epoca furono messe a disposizione centinaia di biciclette di colore bianco per tutti i cittadini e la presa di coscienza fu fulminea. Oggi ad Amsterdam circolano 600mila biciclette e il clima è molto più rigido rispetto all’Italia. Forse sarebbe il caso che gli incentivi iniziassero ad essere pensati sull’ottica del lungo termine e sui reali benefici della collettività.  Insomma, sarebbe bello potersi svegliare una mattina e salire in sella alla propria bicicletta per recarsi ovunque, magari respirando un’aria “diversa”. La macchina la lasciamo in garage per una volta.

Da dazebao.it


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