Ultima puntata con il botto Auditel per il programma di Rai 3 sullo stage di sei ragazzi con sindrome Down: ascolti quasi raddoppiati rispetto all’esordio e unanimità di commenti positivi. Contardi (Aipd): “Operazione riuscita”. E mentre si ragiona su una seconda stagione tv, ecco cosa fanno oggi i sei (ormai ex) stagisti
ROMA – E’ finita in gloria, con tanti sorrisi, tante lacrime, tanti abbracci e anche tanti telespettatori. Chiude in bellezza Hotel 6 Stelle, la docu-fiction che per sei settimane ha raccontato su Rai 3 lo stage lavorativo di sei ragazzi con sindrome di Down: quasi un milione di spettatori (944 mila) con il 5,51% di share, per l’ultima puntata andata in onda ieri sera in seconda serata. Numeri nettamente superiori a quelli fatti segnare in precedenza (all’esordio del 17 febbraio scorso l’Auditel fu di 563 mila spettatori) e che raccontano come nel corso delle sei settimane siano quasi raddoppiate le persone che hanno scelto di tirar tardi fino a mezzanotte per seguire le vicende di Benedetta, Livia, Martina, Edoardo, Emanuele e Nicolas.
Ma il successo della docu-fiction, prima ancora che dai numeri, è raccontato dalle parole: quelle dei critici televisivi, che l’hanno promossa a pieni voti, e soprattutto quelle dei comuni mortali che hanno affidato ai social network le loro impressioni ed emozioni: ed è un fiorire di complimenti e di ringraziamenti per “la più bella trasmissione dell’anno televisivo”, “vero servizio pubblico”, “bella, intelligente, commovente e mai banale”, capolavoro di “emozione e garbo, senza mai pietismo o retorica”. Su Twitter non si trova un solo commento negativo, e anzi sono moltissimi quelli che confessano la loro commozione (è una gioiosa “valle di lacrime”) mentre in tv scorrono le immagini dell’ultimo giorno di stage dei protagonisti, con la consegna dei diplomi di stage, i saluti e gli abbracci finali ai loro tutor e a tutto il personale dell’hotel Melià Roma Aurelia Antica. Che l’esperimento tv potesse avere successo ci hanno creduto loro e ci hanno creduto Magnolia, l’Associazione italiana persone down e Rai 3. “Valeva fare il direttore anche solo per questo”, ha scritto su Twitter, mentre andavano in onda i titoli di coda, il numero uno di Rai 3, Andrea Vianello.
Nell’ultima puntata abbiamo visto i sei protagonisti ormai perfettamente a proprio agio nei propri reparti, sicuri e disinvolti, tanto da riuscire a gestire con successo imprevisti e compiti nuovi: “Le persone con sindrome di Down sanno lavorare, possono farlo, devono farlo!”, per dirla ancora con un tweet, stavolta targato Aipd. “Non ci aspettavamo così tanti spettatori – ci dice a cose ormai fatte la coordinatrice nazionale dell’Aipd, Anna Contardi – ma sicuramente quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto pensavamo proprio a un messaggio come quello che poi è passato: è per questo che abbiamo accettato di far parte della squadra e siamo contenti che l’intesa con Rai e Magnolia abbia portato a questo”.
“Questa esperienza – continua – è stata vincente per l’inserimento lavorativo perché per la prima volta le persone hanno concretamente visto e sperimentato le potenzialità e le capacità delle persone con Sindrome Down”. Sono anni che il tema della sensibilizzazione al lavoro è al centro dell’attività dell’Aipd, ma – dice Contardi – “Hotel 6 Stelle è stata in questo senso l’operazione più riuscita”. “La cosa più importante che rimane – dice ancora – è la sensazione che molte persone in più oggi conoscano chi sono le persone con sindrome Down e abbiano voglia di conoscerle ancora di più: a noi è sembrato che la sinergia tra anime diverse (sociale, spettacolo e produzione) abbia prodotto un risultato davvero efficace, anche per il grande entusiasmo con cui tutti hanno partecipato”. E che ha portato una unanimità di valutazioni positive dovute soprattutto alla “spontaneità dei ragazzi” e alla “qualità del prodotto che si manteneva coinvolgente, anche se è stato trasmesso in seconda serata”.
Squadra che vince non si cambia, vi augurate che ci sia una seconda stagione? “Ci auguriamo che in qualche modo il programma continui, preferiremmo con altre persone e altre storie”. E i sei giovani che abbiamo imparato a conoscere? “In qualche modo pensiamo di tenere al corrente il pubblico sugli sviluppi delle storie dei sei tirocinanti”. Iniziamo a farlo subito intanto: cosa stanno facendo ora? “Tre di loro, Nicolas, Edoardo e Benedetta, stanno facendo attività formativa in un centro di formazione professionale; Livia invece si allena nel nuoto sincronizzato per le prossime gare in attesa di un prossimo tirocinio/lavoro; Martina si dedica alla famiglia e a sé, mentre Emanuele lavora part time alla Locanda dei Girasoli, a Roma. Noi contiamo di riuscire a trovare almeno per alcuni di loro un contratto di lavoro nei prossimi mesi”.
E nel frattempo, inoltre, si godono anche una certa dose di popolarità: giornali e riviste parlano di loro, sono stati più volte ospiti – tutti insieme o singolarmente – in tv e alla radio (da Radio Deejay a Radio24, fino a La7 con Livia e il tutor Paolo ospiti alle Invasioni Barbariche): “I ragazzi – racconta la coordinatrice nazionale di Aipd – sono tutti diversi, ciascuno di loro ha reagito con il proprio carattere a questa improvvisa notorietà: sicuramente tutti sono stati gratificati dall’esperienza, alcuni di loro sono consapevoli di essere stati i portavoce di una realtà più ampia quale quella dell’emergenza lavoro per gli adulti con sindrome di Down”.
E a proposito di lavoro, durante le sei puntate una scritta in sovraimpressione ha invitato più volte le aziende interessate all’inserimento lavorativo delle persone con sindrome di Down a contattare l’Aipd: “La risposta nelle settimane passate è stata molto positiva – ci dice Contardi – perché ad oggi si sono dichiarate disponibili ad accogliere persone con sindrome Down in lavoro o in tirocinio oltre venti aziende in tutta Italia, e speriamo che altre possano aggiungersi ancora”. I settori sono i più disparati (“da aziende manifatturiere a ristorazione, da hotel a esercizi commerciali”) e in questo momento, dice la coordinatrice nazionale Aipd, “stiamo verificando la fattibilità dei percorsi di inserimento: grazie alle associazioni locali individueremo le persone più adatte e garantiremo il supporto amministrativo ed educativo necessario a realizzare questa esperienza, con il coordinamento del nostro Osservatorio sul mondo del lavoro”. Sei stelle, insomma, le abbiamo conosciute grazie alla tv: molte altre stanno per arrivare. (ska)