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Giudici Usa: “I blog sono importanti fonti d’informazioni e commenti, come le testate tradizionali”

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Una corte d’ appello Usa ha stabilito che ai fini delle norme sulla diffamazione i blogger sono sullo stesso piano dei giornalisti delle testate tradizionali.

Si tratta di una ulteriore decisione che – spiega Mathew Ingram su Gigaom – rafforza l’ idea della necessità di dare protezione legale agli atti di giornalismo piuttosto che solo ad alcune persone definite come giornalisti professionisti.

La sentenza è stata emessa in Florida.

Secondo la legge di quello Stato, chiunque voglia perseguire qualcuno per diffamazione deve notificare la cosa alla testata cinque giorni prima di depositare la querela. Ma il denunciante, Christopher Comins, non lo ha fatto sostenendo che il post diffamatorio era apparso su un blog: non essendo quindi una testata tradizionale, non aveva  diritto a quella notifica.

 

L’ argomentazione era stata respinta in primo grado  e  Comins aveva presentato ricorso. La Corte d’ appello ha confermato quella decisione, fornendo anche delle argomentazioni sull’ importanza del blog come testata d’informazione.

 

Come riporta Ingram, nella sentenza si legge fra l’ altro:

 

“L’ avvento di internet come mezzo di comunicazione e l’ emergere dei blog come uno strumento di diffusione delle informazioni e dei commenti del pubblico hanno avuto una grande forza di trasformazione… l’ impatto dei blog è stato così grande che anche i termini tradizionalmente ben definiti nel giornalismo stanno cambiando, visto che i giornalisti utilizzano sempre più gli strumenti e le tecniche dei blogger – e viceversa”.

 

 ‘’Giornalismo è ciò che si fa, non ciò che si è’’, dice Ingram commentando la decisione dei giudici, secondo cui “appare chiaro che molti blog e blogger ricadono nel novero più ampio dei mezzi di comunicazione, e, se accusati di affermazioni diffamatorie, vanno qualificati come vere e proprie fonti d’informazione”.

Saggiamente – continua Ingram – la corte non se la sente di sostenere che qualsiasi blog o blogger possa invocare la protezione come una testata giornalistica, ma aggiunge che sicuramente quel blog rientrava “nell’ambito della protezione prevista dalla legge essendo un mezzo alternativo di notizie e commenti del pubblico”.  E come  spiega in un post Marc John Randazza, avvocato difensore dell’ imputato, “il punto essenziale su cui la corte si è trovata d’ accordo con noi è che si è giornalista non per qualcosa che uno è, ma piuttosto per qualcosa che uno fa “.

Da lsdi.it


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