di Norma Ferrara
Ammonta a 120 miliardi il fatturato della corruzione nei 28 Paesi membri dell’Ue, il 50 percento di questa cifra è “prodotto” in Italia e i restanti 60 miliardi in giro per l’Europa. Per contrastare questo fenomeno la campagna “Riparte il futuro” chiede l’impegno in prima linea dei prossimi rappresentanti nelle istituzioni europee. Ne abbiamo parlato con Franco La Torre, presidente di Flare – Freedom legality and rights in Europe, il network europeo promosso Libera che – in vista delle elezioni europee – sostiene la campagna contro la corruzione e per la trasparenza dei candidati.
La campagna”Riparte il futuro” guarda alle elezioni europee: cosa chiede ai futuri candidati?
La campagna lanciata lo scorso anno in Italia si è caratterizzata con una dichiarazione di integrità a tutti i candidati: dichiarazione dei redditi, di non avere in corso procedimenti giudiziari e poi dopo questo atto di trasparenza, ha chiesto un impegno di carattere politico, ovvero entro 100 giorni in caso di elezioni il parlamentare si impegnava a far approvare la riforma dell’articolo 416 ter, sul voto di scambio politico-mafioso. Ma il contrasto alla corruzione e ai poteri criminali non può essere più relegato all’ambito nazionale e questa campagna chiede impegno anticorruzione e di trasparenza ai candidati alle prossime elezioni europee. La corruzione, infatti come dimostrato dall’ultimo rapporto della Commissione europea, nei 28 paesi membri è stimata intorno ai 120 miliardi di euro, il 50 percento di questa cifra è fatturato in Italia ma i restanti 60 miliardi sono prodotti in giro per l’Europa. Inoltre, si tratta di un fenomeno che è un “reato-spia” delle infiltrazioni criminali nei sistemi di potere politico ed economico. La battaglia contro la corruzione è, quindi, una priorità non solo per il Parlamento italiano ma anche per quello Europeo.
Con Flare, di cui è presidente, ha avuto modo in questi anni di monitorare l’atteggiamento della politica nel contrasto al crimine organizzato in Europa. Qual è il livello di consapevolezza del mondo politico europeo?
Premesso che i paragoni fanno sempre torto ad un’analisi approfondita dei fenomeni, possiamo dire, che l’Unione europea oggi sembra un po’ l’Italia di qualche anno fa, quando si riteneva nel nostro Paese che la questione mafiosa interessasse una parte della società, quella meridionale, favorendo, in questo modo, il radicamento e il consolidamento dei poteri mafiosi in tutta Italia. Perché ciò di cui hanno bisogno i clan per radicarsi è la discrezione, l’omertà, l’atteggiamento di chi gira la testa dell’altra parte. In Europa è un po’ così, attualmente: c’è diffusa la percezione che le mafie siano ancora un problema principalmente italiano, sconfessando – in questo senso – il lavoro che è stato svolto sia a livello parlamentare, sia dal Comitato sulla corruzione e la criminalità organizzata, che i rapporti dell’Europol, che calcolano nei 28 paesi membri ben 3600 organizzazioni criminali, alcune delle quali in rapporto organico con le mafie tradizionali.
La direttiva europea per la confisca dei beni è stata da poco approvata. Quanto sarà utile anche per migliorare le indagini finanziarie in Europa sui tesori dei boss?
La confisca è certamente un passo in avanti se teniamo conto del fatto che ci troviamo di fronte a 28 culture giuridiche diverse. Se – come ama ripetere don Luigi Ciotti, l’Italia è il paese delle mafie è vero che è anche il paese dell’antimafia. Questo non soltanto per il grande impegno culturale e sociale profuso dai cittadini ma anche perché il nostro paese ha una strumentazione giuridica d’eccellenza, riconosciuta a livello internazionale. Dunque, il fatto che l’Ue si sia dotata di una direttiva, cioè di uno strumento legale, apre finalmente il capitolo del contrasto economico e non più solo giudiziario e repressivo, nei confronti del sistema di potere politico-mafioso. Quanto questa norma verrà recepita e tradotta, applicata e rafforzata nei singoli Paesi, è parte dell’impegno di tutti – e anche nostro. Un impegno di cui la campagna “Riparte il Futuro” è un pezzo importante, all’interno di quell’azione doverosa e necessaria di sensibilizzazione e informazione dell’opinione pubblica internazionale.