Domenica sono andato a correre in un parco e ho visto persone passeggiare con serenità e cani snasolare felici nei prati. Ho pensato che la tranquillità è il prezioso dono della politica. Quella buona, che compone gli interessi di una comunità, per debellarne finalmente la violenza. Un percorso di civiltà e diritto che richiede secoli. Dove le persone diventano cittadini acquisendo la responsabilità e il controllo delle proprie pulsioni, per trasformare le soddisfazioni personali e letali, in giustizia pubblica ed equilibrata.
In molte parti del mondo la politica non è ancora riuscita a mettere in gabbia la violenza. Luoghi, dove uccisioni e vendette sono tragedie quotidiane, fino a toccare l’abisso dei massacri tra intere popolazioni, come ci ricorda l’anniversario della tremendo genocidio tra Hutu e Tutsi in Ruanda. Oggi, la malversazione di tanti politici ci ha fatto odiare anche la politica e dimenticare quanto sia preziosa. Invece, dobbiamo difenderla da chi parla alla “pancia” e ha preso l’abitudine di usare l’insulto e l’intolleranza. Vedo troppe persone che sottovalutano questa involuzione come folclore, che lasciano sconsacrare il Parlamento da atti di sopraffazione, eccitando la bestia della violenza nelle piazze e facendo tremare le sbarre della sua gabbia.
Invece, la posta in palio è altissima. La buona politica è la civiltà del confronto con l’avversario, contro la barbarie della soppressione del nemico. E’ il miracolo del rispetto, per gli uomini e le regole. Che fa la differenza tra un luogo deserto per il coprifuoco. E un parco affollato per il passeggio e il gioco.