Matteo Renzi dai più stretti collaboratori è descritto come un avventuroso condottiero, un po’ come i personaggi nati dalla penna di Dumas: un quinto moschettiere che lotta contro i mali della politica a difesa del cittadino. A volte voler essere troppo sbrigativo e veloce si rischia di dimenticare qualche cosa per la strada come nel suo caso: nel dare gli 80 euro ai chi non supera i 25 mila euro l’anno ignora gli incapienti; assalta il Senato e dimentica di dimezzare deputati e senatori, propone una legge elettorale a dimensione di un uomo solo al comando dimenticando cosa è accaduto in questi ultimi vent’anni, e se per uno scherzo del destino tornasse Berlusconi o uno simile a lui, quante leggi ad personam suggerite dai suoi avvocati saremmo costretti a subire senza che l’opposizione possa dire una sola parola? Poi nella concitazione di trovare i soldi per coprire almeno fino alla fine del 2015 le promesse fatte al posto della spada usa la scure contro la Rai, che non è un parco auto a cui basta mettere all’asta un po’ di macchine su Internet, dimenticando che il paese ha bisogno di una vera legge sul conflitto d’interessi ed una riforma del sistema radiotelevisivo che dia democrazia al mercato.
Dobbiamo però ammettere che in questa avventura di cappa e spada ci sono due fatti importanti che gli potranno far guadagnare qualche punto di fiducia. Il primo è il tentativo di dimezzare gli F35; il secondo è stato raccontato dallo stesso Renzi nell’intervista a “Repubblica” il 20 aprile scorso dove ha dichiarato che “accogliendo un suggerimento del sottosegretario Minniti e dell’ambasciatore Massolo, abbiamo deciso di desegretare gli atti delle principali vicende che hanno colpito il nostro paese e trasferirli all’Archivio di Stato: delle stragi di Piazza Fontana, dell’Italicus o della bomba di Bologna”. Questo dovrebbe accadere nelle prossime settimane. Parola d’ordine: “trasparenza totale”. L’associazione Articolo 21 non può che applaudire l’iniziativa. In questi anni Articolo 21 è sempre stata vicina all’Associazione dei famigliari delle vittime della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e al suo presidente Paolo Bolognesi che è anche a capo dell’Unione delle Associazioni delle stragi, che si batte da trent’anni perché sulle stragi di Stato sia resa totale trasparenza. Insieme abbiamo raccolto le firme per unire la conoscenza alla giustizia. L’augurio che facciamo al presidente del Consiglio è quello di non essere travolto dalle onde del mare che stanno tra il dire e il fare. Il 2 agosto di ogni anno, per non dimenticare, si ricordano a Bologna le vittime della strage, e ogni anno il rappresentante del governo, di centrodestra o di centrosinistra non ha importanza, di fronte ai famigliari delle vittime ha sempre promesso di desegretare, poi da buon “muro di gomma” il governo, passato l’emotività della giornata, non ha mai aperto l’armadio in cui è rinchiusa la documentazione. Renzi venga a Bologna a confermare con i fatti e non solo con le parole la fine del segreto per tutte le stragi, riceverà non applausi ma una standing ovation.