Il neon che non funziona da mesi, il bagno rotto da tempo e le mura tutte scrostate: dove il pubblico non riesce a intervenire, sempre più si rimboccano le maniche i genitori. E a Roma arriva un regolamento per questa forma di volontariato
ROMA – Un corridoio è troppo grigio? I muri delle aule sono scrostati? Il cortile ha bisogno di una ripulita? La porta del bagno è scardinata, la lampadina è fulminata, la stampante non funziona più? Sono solo alcuni dei tanti piccoli problemi che affliggono la scuola pubblica in tempo di crisi: accanto, naturalmente, alle questioni più serie, come la riduzione del personale e del tempo scuola. Le risorse delle amministrazioni sono allo stremo e i tempi di attesa rischiano di essere lunghissimi anche per una semplice riparazione. Così, si sta diffondendo sempre di più, a Roma e in altre città, una nuova tendenza: la “compartecipazione” dei genitori alla cura della scuola. I più organizzati si riuniscono in associazioni o in comitati, altri semplicemente offrono la propria disponibilità: in tante e diverse forme, i genitori sempre più spesso si ritrovano, laboriosi, nelle aule, nei corridoi e nei cortili, ritagliando parte del proprio tempo libero, o addirittura destinando a questo scopo un giorno di ferie o qualche ora di permesso. E affidando i figli a nonni o baby sitter.
A Roma almeno una ventina di scuole hanno ormai consolidato questo modello, facendo parlare di sé proprio per le iniziative intraprese dai genitori: la Di Donato e la Pisacane in testa, con associazioni di genitori impegnate in opere di tinteggiatura, di giardinaggio, di pulizia, ma anche di doposcuola per bambini stranieri: lavori di cui i genitori si fanno carico a tutto tondo, dall’ideazione alla realizzazione, passando anche per l’autofinanziamento, affidato a mercatini e iniziative di vario genere.
Diversi sono i nomi che questo fenomeno assume: attivismo, “manutenzione partecipata”, coinvolgimento dei genitori. Diverse le forme, così come i contesti in cui nasce e le esigenze a cui risponde: da quello della manutenzione a quello dell’integrazione di culture diverse. Diverse anche le criticità che pone, soprattutto dal punto di vista organizzativo: difficoltà che nascono soprattutto dall’incontro tra un movimento spontaneo come questo e la rigidità burocratica dell’istituzione scolastica. Così, se da un lato si riconosce il valore di questo coinvolgimento, dall’altra si registra anche, in molti casi, la resistenza da parte dei dirigenti scolastici, per i quali anche solo l’apertura degli spazi in orario extrascolastico rappresenta una difficoltà, così come la presenza, all’interno di questi spazi, di persone diverse dalla popolazione scolastica. Così, molte volte i genitori devono ingegnarsi anche per superare questi ostacoli burocratici, dando vita a comitati, stipulando polizze assicurative e sempre coordinandosi con l’organizzazione generale della scuola.
Ma c’è di più: l’offerta di disponibilità da parte dei genitori è sempre accompagnata da una richiesta di partecipazione. In altre parole, non si tratta solo di una forma di “volontariato”, chiamato a supplire alle carenze prodotte da un sistema in crisi. L’attivismo dei genitori nasce infatti da un bisogno di entrare nella scuola anche in maniera propositiva, con incontri e attività che rendano la scuola un luogo aperto, integrato nel territorio, “piazza del quartiere” e spazio qualificato di confronto e riflessione. Insomma, non si tratta solo di rimboccarsi le maniche per sopperire alle carenze strutturali della scuola dei figli, ma di riformare il modello di scuola, ridiscuterne il ruolo, anche alla luce dei cambiamenti sociali, superando l’idea di luogo di istruzione e basta e rispondendo così alla mancanza di spazi di incontro, confronto e socialità di cui oggi soprattutto le grandi città soffrono.
Un modello che trova profonda approvazione da parte dell’attuale giunta capitolina, come emerge dall’intervista di Redattore sociale all’assessora Cattoi. Ma che chiede anche, al tempo stesso, di essere riconosciuto giuridicamente e disciplinato, come si sta cercando di fare, sempre a Roma, con il nuovo regolamento per il coinvolgimento dei genitori nella manutenzione degli spazi scolatici, attualmente in discussione. Regolamento che non manca di suscitare polemiche, prima ancora di vedere la luce. (cl)