L’anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo (30aprile 1982) ricade tra il 25 Aprile e il Primo Maggio. Simbolicamente il loro sacrificio rinsalda il legame ideale e storico tra la lotta per la democrazia e quella per il riscatto del lavoro. La Liberazione e la Festa del Primo Maggio genitrici della Repubblica democratica fondata sul lavoro, l’uguaglianza e le libertà civili e politiche dei cittadini, le finalità sociali dell’impresa. Ai principi della libertà e del lavoro dedicarono il loro impegno sociale e politico fino al sacrificio della vita.
In questo quadro, l’impegno antimafia di Pio La Torre, assieme ai tanti suoi compagni e amici – comunisti, socialisti, cattolici, laici – fu una scelta politica conseguente: la difesa dei deboli, dei contadini contro il feudo e gli agrari, degli operai supersfruttati, dei senza casa, delle imprese tartassate dal parassitismo mafioso e dalla concorrenza degli imprenditori collusi con la mafia. Furono antimafiosi perchè erano per la democrazia e contro ogni ingiustizia sociale.
Cosa rimane, oggi, della lezione etica e politica dei La Torre?
Intanto, l’autonomia della politica al servizio degli interessi generali dello sviluppo democratico del paese secondo una visione ideale senza mai delegare ad altri poteri la funzione squisitamente politica di organizzare il consenso sociale per prevenire le degenerazioni strutturali del sistema come la mafia. Ad altri poteri esecutori l’applicazione delle leggi per reprimere i reati. L’antimafia sociale e politica nasce in Sicilia e poi in Italia grazie all’esperienza di quanti pensarono e sintetizzarono nella storica relazione di minoranza del 1976 della prima commissione antimafia la definizione della mafia come fenomeno delle classi dirigenti, creando i presupposti giuridici per tipizzare il reato di mafia e la confisca dei beni proventi di reato della legge Rognoni-La Torre e oggi la formulazione del 416 ter. Pio fu primo firmatario di quella relazione che raccoglieva un pensiero storico e una esperienza collettiva sociale e politica che risaliva alle origini dell’Unita’d’Italia. Lo potè fare perché fu comunista, laico e non credente, che cercò sempre il dialogo e l’unità con tutti i credenti.
Quando il 10 marzo 1950 a Bisacquino fu arrestato alla testa dei contadini che occupavano un feudo e rivendicavano la riforma agraria, c’erano le bandiere rosse dei comunisti, socialisti e quella bianca della Democrazia cristiana.
Quando a Comiso il 4 aprile 1982, 26 giorni prima di essere ammazzato assieme al compagno Rosario Di Salvo, suo e nostro amico, marciò contro l’installazione dei missili nucleari in quella zona e per il disarmo bilaterale dei due blocchi contrapposti del Patto di Varsavia e della Nato, La Torre guidò un’imponente folla assieme alle Acli di Capitummino, ai sindaci democristiani, comunisti, socialisti, laici, ai sindacati, alle rappresentanze dei movimenti pacifisti e religiosi internazionali. L’Antimafia dei La Torre, Mattarella, degli onesti servitori dello stato, dei magistrati come Scaglione, Terranova, Costa, Chinnici, Falcone, Borsellino, caduti nelle guerre di mafia dell’ultimo trentennio del secolo scorso, non fu mai ostentata. Per tutti loro, come per gli altri caduti, era l’adempimento del dovere di cittadini fedeli alla Costituzione e alle sue leggi. Non ricercarono visibilità mediatica strumentale ne’ onorificienze ne’ candidature per il loro impegno antimafia che a loro costò la vita.
E’ così che nel corso di questi anni abbiamo voluto ricordare Pio La Torre e Rosario Di Salvo, cittadini dell’Italia repubblicana e così lo rifaremo mercoledì 30 aprile alle ore 9 davanti la lapide sul luogo dell’eccidio in via Li Muli, alla presenza degli studenti del progetto educativo antimafia del Centro La Torre, dei familiari, delle autorità politiche e istituzionali. Nell’occasione saranno scoperte le foto restaurate, grazie al Comune di Palermo, e consegneremo simbolicamente il testimone agli alunni della scuola elementare della quarta circoscrizione i quali solennemente adotteranno la lapide e se ne prenderanno cura. La Manifestazione sarà conclusa dal sindaco di Palermo, dal Presidente della Regione e dalla Presidente della Commissione Antimafia. Nel pomeriggio alle 17 al Teatro Dante gli studenti del Liceo Classico Vittorio Emanuele di Palermo e un gruppo di precari della Cgil di Palermo reciteranno e canteranno in onore delle vittime di mafia e del lavoro.
La Torre, come ha scritto Camilleri, fu un siciliano di scoglio che se si metteva in mare poteva scoprire l’America, mentre un altro grande scrittore, Vincenzo Consolo, gli ha dedicato la sua ultima fatica letteraria, donata al Centro, indicandolo all’Italia come Orgoglio di Sicilia.
Non dimentichino la loro lezione quanti andranno al Parlamento Europeo di fare della prossima legislatura l’occasione per varare una legislazione e una procura europea antimafie secondo il modello italiano. Da parte sua il Governo nazionale, dopo la positiva approvazione del 416 ter, mantenga la promessa di presentare entro giugno le proposte di riforma della giustizia, della gestione dei beni confiscati, delle misure contro la corruzione, il riciclaggio, l’autoriciclaggio. Ascolti anche quelle associazioni antimafia che hanno contribuito con il loro volontario impegno a far crescere la coscienza critica antimafiosa della nuove generazioni.