La presidenza di Libertà e Giustizia
In vista delle prossime elezioni europee, la tragicommedia italiana dei rapporti tra informazione e politica torna alla ribalta in tutta la sua gravità. Tanto grave è il deficit di democrazia che il nostro paese sopporta da ormai oltre vent’anni, che si fa finta di non vederlo: lo si rimuove dal dibattito pubblico, per non riconoscerne l’assoluta inaccettabilità.
Vale la pena di ripetere che è inaccettabile che un leader politico controlli tre reti televisive nazionali, in pratica l’intera emittenza televisiva nazionale privata non a pagamento. Si tratta di un caso unico: in tutti i paesi europei e occidentali esistono regole che impediscono che una situazione analoga possa anche lontanamente realizzarsi. E a causa di questa abnormità italiana il nostro paese è relegato, nelle valutazioni internazionali, al rango di un paese a democrazia limitata.
Giustamente, perché laddove l’informazione è subalterna e ancella al potere politico non vi è democrazia: i cittadini non fruiscono di un’informazione indipendente, che li aiuti a formarsi opinioni libere e consapevoli, ma sono sistematicamente esposti a manipolazioni e propaganda.
L’uso sfrontatamente propagandistico che Berlusconi sta facendo delle sue televisioni in questa fase preelettorale ne è una riprova evidente: incurante della condanna penale subita, e ancor più dello stato disastroso in cui i suoi governi hanno lasciato il paese, Berlusconi ci costringe ancora a subire le sue invettive contro i giudici e contro chi “non lo ha lasciato governare”, complici l’uso padronale delle reti televisive e il servilismo dei “suoi” giornalisti.
Ma lo scandalo peggiore è che, a questo leader politico che ha esposto l’Italia al disprezzo planetario e si è macchiato di gravi reati contro la cosa pubblica, la televisione pubblica riservi ampi spazi, in cui ripetere le sue ridicole accuse contro la magistratura e l’Europa; che un soggetto condannato in via definitiva per frode fiscale – cioè per avere illecitamente sottratto risorse allo Stato – possa trovare ospitalità e farsi propaganda sui canali televisivi alimentati dal canone pagato dai cittadini onesti.
Libertà e Giustizia chiede alla Rai e ai suoi consiglieri che in attesa della riforma della disciplina dell’emittenza televisiva in Italia, si risparmi ai cittadini l’indegno e avvilente spettacolo del “politico” condannato per un grave reato, espulso dal Senato e tuttora oggetto di procedimenti penali in corso, che spadroneggia sulle reti del servizio pubblico. Senza peraltro che giornalisti degni di questo nome lo mettano di fronte alle sue colpe e senza che si levi un moto d’indignazione da parte del Pd che con Berlusconi sta facendo le riforme.