Mafioso a sua insaputa e quindi non punibile. Questo è il varco che Forza Italia ed altri partiti vogliono lasciare aperto nella nuova formulazione del reato del “voto di scambio”, come uscita d’emergenza nel caso un politico venisse accusato di accettare voti dalla criminalità organizzata. Brunetta e i suoi dicono – anzi pretendono – che sia dimostrata la “consapevolezza” dello scambio di voti con un mafioso da parte del candidato, rifiutando così di considerare l’evidenza, ovvero la notorietà per un politico locale dei mittenti mafiosi e dei loro “portavoce”.
La furia di Brunetta e dei suoi nella difesa dell’ “ignaro scambista” di voti è un indicatore inquietante.
Perché prova quanto sia ancora sottovalutato lo sversamento di liquami criminali nelle istituzioni, nonostante i chiari richiami anche del Papa. L’innocenza del politico che accetta “a sua insaputa” voti mafiosi è di una gravità enorme.
Fa capire che ormai il “concorso esterno” che la mafia apprezza di più è quello legislativo.
Di chi cioè produce leggi inefficaci, per favorire la collaborazione tra mafiosi e politici collusi. Che ha dato un enorme potere ad entrambi.
Dobbiamo pretendere una “tolleranza zero” nei confronti della mafia.
Che si spezzi questa filiera del malaffare.
Oppure, la prossima marcia della memoria Don Ciotti dovrà farla in Parlamento.
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