“Quando c’era Paolo Valenti” è un libro edito da Absolutly Free, scritto da Andrea Pelliccia, un testo dedicato al calcio, lo sport nazionale, che merita particolare attenzione per alcuni motivi precisi. Iniziamo dal principio. Il calcio è una disciplina che, a torto o ragione, condiziona la vita di gran parte degli italiani e non solo. Le esperienze della palla rotonda e dei suoi protagonisti possono senz’altro contraddistinguere momenti ben precisi della nostra vita, sia pubblica che privata, ed è per questo che è giusto poter utilizzare un buon stile narrativo, proprio come quello di Pelliccia, per raccontare queste esperienze.
Qui le storie ben distinte mettono insieme la passione per la Nazionale di calcio di emigranti in Belgio, il tifo per la Juventus, la passione per la Roma e quella per il Napoli di Maradona racchiudendo un arco temporale di tempo ben preciso che sono gli anni ottanta del secolo scorso. La colonna portante del libro è il calcio, le vicende note a tutti, gli incontri calcio che hanno fatto appassionare intere generazioni: Il Pablito Mundial, le bombe di Agostino Di Bartolomei, la vincente Juventus e il funambolico Maradona che porterà il Napoli a grandi trionfi. L’anima silenziosa, invece, sono le vicende familiari, vere o presunte tali che però appartengono ad anni vissuti nei quali in un modo o nell’altro ogni lettore può rispecchiarsi, riconoscersi, ritrovarsi. A cucire tutto questo l’abile penna di Pelliccia, capace di sorprendere positivamente chi legge questa sua nuova fatica letteraria. Ma questo libro non deve offrire solamente l’occasione per discutere sulle capacità narrative dell’autore, ma soprattutto su quanto e come il calcio, o lo sport in genere, possano diventare un argomento di discussione, conoscenza e diffusione del nostro passato, presente o futuro. Lo sport, a mio avviso, può e deve fare tutto questo.
Ma da questo libro voglio prendere lo spunto per rilanciare un tema importante, lo stesso che mi suggerisce il titolo e l’ultimo paragrafo dedicato proprio a Paolo Valenti, il compianto giornalista e conduttore della rubrica Rai 90° minuto che tutti noi italiani, tifosi e non, attendevamo con ansia un’ora e mezza dopo il termine degli incontri di calcio per poter assistere alle brevi sintesi degli incontri del campionato di massima serie. Adesso c’è calcio business, calcio show, prodotto commerciale addirittura quotato in borsa. A tanti tutto questo non piace, rivendicando, utilizzo le parole di Pelliccia, <<che il calcio ai tempi di Paolo Valenti era sicuramente migliore>>. Certo, all’epoca lo scandalo si chiamava calcio-scommesse, adesso calciopoli, quindi, conclude Pelliccia, <<Trascorre il tempo ma il risultato è lo stesso>>. Bene, io dico che quel calcio ci piaceva di più non solo perché eravamo più giovani, così afferma Pelliccia, ma soprattutto perché tutti lo desideravamo di più. La sbornia di immagini che ci propina adesso la tv ci ha procurato una crisi di rigetto non indifferente. Questo sarebbe un tema da affrontare anche da un punto di vista sociale. Se a tutto questo ci aggiungiamo una qualità tecnica notevolmente inferiore rispetto a quegli anni, penso che la frittata è fatta.