La Peggy Guggenheim Collection é un museo d’arte moderna affacciato sul Canal Grande della laguna veneziana. Volendo proporne una definizione spontanea, mi piace considerarla come “un’opera d’arte al cubo”, dove statue e dipinti colorano le stanze di Palazzo Venier dei Leoni, un ambiente intimo e verdeggiante. Arte ed architettura si fondono infine nella celebrazione degli spazi, nella terza, grande cornice artistica: la città, Venezia.
Il complesso, parte della Solomon R. Guggenheim foundation, si trova a metà strada tra la chiesa della Salute e il ponte dell’Accademia. Il gran numero di turisti attirati ogni anno bilancia la vacua indifferenza di una buona fetta di residenti, troppo pigri o indaffarati per dedicare un pomeriggio al museo.
“Se la forma scompare, la sua radice è eterna”: il cortile interno si apre con le parole dell’artista Mario Merz, una sorta di titolo per l’intera collezione. Il fascino è quello dei giardini veneziani, tesori nascosti svelati per la prima volta dalla “visione satellitare” di Google Map.
La collezione permanente, arrampicata su una manciata di gradini, si proietta in pieno Canal Grande. Nonostante gondole e canali siano il pane quotidiano di questa città, l’istinto spinge a condividere l’attitudine di molti altri turisti: sbirciare “Sulla spiaggia” di Pablo Picasso e attraversare le porte a vetri per ridiscendere su di un piccolo molo in legno, totalmente immerso nella Venezia che respira. Lo scenario è mozzafiato, incorniciato dall’Accademia, sulla sinistra, e dalla silente presenza della Salute. Sulla “tela”, nel soggetto centrale, si impastano i suoni e gli odori di una realtà unica nel suo genere. Le onde accompagnano i sorrisi di molti scatti, foto-ricordo scattate in gruppo o con l’ultima tendenza del “selfie”.
L’esposizione, senza scendere in dettagli, è un trionfo di forme e colori, una sfilata di sogni e sentimenti esplosi nelle pennellate di dadaisti, cubisti, surreallisti e via dicendo sino ai giorni nostri. Le “grandi firme” attirano sempre le maggiori attenzioni: Max Ernst, Joao Mirò, Pablo Picasso, Jackson Pollock e Kandinsky, solo per citare i più blasonati, sono i simboli di un iter compatto e pulito, un percorso che si articola in stanze piccole ed ordinate, senza eccessi o esagerazioni.
La collezione, apprezzabile da un pubblico assolutamente variegato, offre un apparato di audio guide e tour organizzati per cimentarsi in ulteriori approfondimenti. La quiete è quella degli ambienti familiari, di un luogo che, per i valori espressi, induce al rispetto e alla curiosità.
Attraversando nuovamente il cortile, un secondo edificio ospita un’accogliente caffetteria e le sale adibite per le mostre temporanee. A tal riguardo, sarà disponibile fino al 14 aprile “Temi e variazioni. L’impero della luce”, una mostra che, attraverso accostamenti inediti e specifiche tematiche, ripercorre una lunga tradizione di grandi pittori.
In conclusione, pur riconoscendo che giocare a calcio con gli amici e discutere della partita all’aperitivo serale sia un passatempo divertente e innegabile, qualora non sapeste come impegnare un pomeriggio di apparente inattività, il mio consiglio è la Peggy Guggenheim Collection.
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